venerdì 30 maggio 2014

La menzogna del Governatore Visco


Come verificabile nei bilanci, come ho già scritto in vari post sulla questione della rivalutazione delle quote di Bankitalia, e come avevo raccontato in vari video, i partecipanti al capitale della Banca d'Italia (per lo più Assicurazioni e Banche) godono di proventi annuali.
Fino all'anno scorso, ovvero fino al bilancio relativo al 2012, i proventi erano determinati da un calcolo un po' complesso legato alle riserve. In soldoni, comunque, questi proventi si aggiravano sui 70 milioni l'anno. Potevano essere di più, ma il Consiglio Superiore della Banca d'Italia ha sempre preferito deliberare di girare una quota di circa lo 0,5% delle riserve (e non il massimo del 4%).
Con la recente riforma è stato stabilito che i partecipanti, oltre a poter detenere quote non superiori al 3% del totale, possano godere al massimo del 6% del capitale. La questione, pur aprendo altri dubbi sul senso che possa avere una misura del genere, aveva il pregio di limitare in senso più stretto e deterministico questi proventi.
Scriveva lo stesso Governatore Visco, durante la tempesta di critiche (molte strumentali) nei confronti del provvedimento:
"Allo stesso tempo viene affrontato un altro problema posto dal vecchio statuto: la possibilità che i dividendi per i partecipanti, essendo fissati come quota delle riserve, potessero crescere indefinitamente in cifra nominale al crescere delle stesse. Dieci anni fa erano stati pagati dividendi per 45 milioni, lo scorso anno per 70, con una progressione potenzialmente infinita. Con la riforma, i dividendi sono ora una quota (non più del 6%) del capitale in senso stretto, il quale è espresso in cifra fissa (7,5 miliardi): quindi, i dividendi non potranno mai eccedere i 450 milioni. Quelli che saranno effettivamente pagati dipenderanno ovviamente ogni anno dalle condizioni del bilancio; tuttavia, l’intero esercizio è costruito in modo che vi sia equivalenza tra i flussi complessivi di dividendi calcolati con i criteri pre e post riforma"
In pratica ha scritto: state tranquilli, i partecipanti continueranno a ricevere ogni anno sostanziamente quello che ricevevano prima.
Oggi è uscita la relazione annuale della Banca d'Italia, ed a pagina 300 la quota girata ai partecipanti è di ben 380 milioni di euro. Da 70 a 380? Non mi pare che "vi sia equivalenza tra i flussi complessivi di dividendi calcolati con i criteri pre e post riforma".
E' vero che i proventi degli partecipanti che prima detenevano le quote di capitale più grandi sono inferiori a prima, ed è pur vero che, con il recente inasprimento della tassazione sulla rivalutazione delle quote, quello che all'uomo della strada può apparire un guadagno spropositato alla luce dei fatti è solo un lieve contentino, ma la questione centrale resta.

Visco aveva assicurato una cosa
la relazione finale della Banca d'Italia ne dice un'altra.

Sarebbe gradita una spiegazione.

(LeFou!)

UPDATE: qui il testo con il quale il Governatore Visco ha presentato la relazione annuale. Si giustifica l'ammontare dei dividendi così:
"I risultati dell’esercizio 2013 consentono di sottoporre all’Assemblea una proposta di ripartizione degli utili che, in aggiunta agli accantonamenti al fondo rischi generali, prospetta congrue assegnazioni alle riserve a fronte dei rischi connessi con la crisi"
Il Governatore mi perdonerà se la spiegazione non mi pare adeguata né a rimangiarsi le parole di mesi fa né a giustificare l'aumento netto del 550% dei dividendi...

11 commenti:

  1. Hires sei patetico. Basta guardare il tuo blog, in cui hai sempre difeso a spada tratta il sistema delle banche centrali in modo cieco e acritico e nonostante tutti gli indizi in direzione contraria. E adesso vieni a raccontare che "ci avevi visto giusto"? Ma facci il piacere. Purtroppo è anche grazie alla gente come te che le persone non si rendono conto degli interessi perseguiti all'interno del sistema delle banche centrali, che tu hai sempre spergiurato essere sotto controllo "pubblico". Ma per favore, abbi almeno la decenza di ammettere che TI SEI SBAGLIATO, e hai sottovalutato questo stato di cose

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  2. L'ultimo articolo del blog è scritto nel 2012, quindi li non ci puoi trovare nulla sulla rivalutazione delle quote della banca d'italia. E' la pagina facebook che è aggiornata e su sic la rivalutazione delle quote l'abbiamo criticata da subito, fin da quando era stata ipotizzata. Ancor prima che venisse emesso il decreto e che i grillini si accorgessero della sua presenza, l'avevamo reputata dannosa. Non è un mistero e le discussioni e i post sono pubblici. Pertanto Christian hai perso un'occasione per stare zitto.

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    1. Fai finta di non capire che il nocciolo del problema è sempre stato, sul vostro blog, quello di sottovalutare il potenziale gravemente dannoso di vedere la Banca d'Italia sempre di più nella posizione di essere "influenzata" (per usare un eufemismo) dai poteri bancari privati, mentre voi vi sperticavate a dichiarare che la banca d'Italia è sotto controllo pubblico e altre affermazioni da libro di testo delle Superiori che non tenevano minimamente conto della necessità di interpretare gli eventi concreti al di fuori dell'aspetto prettamente (e sterilmente) normativo, ancorchè astratto, per calarvi nella REALTA'.
      La rivalutazione delle quote è stata vista da molti di coloro che sospettavano ci fosse una deriva nel controllo della banca d'Italia verso i privati (le banche) come la conferma della sostanziale trasformazione di un ente che dovrebbe essere al servizio della collettività, e che invece come molti sostengono a gran voce da tempo, ha un comportamento ESSENZIALMENTE PRIVATISTICO.
      Se mi passate la metafora, che forse può aiutare a chiarire il concetto, è un po' come notare nubi sempre più nere in cielo, ma siccome le previsioni del più accreditato ente meteorologico esistente spergiurano che non pioverà, continuare ad illudersi che non pioverà, lasciando i panni stesi fuori. E poi come va a finire? Che i panni stesi si bagnano perchè piove, alla faccia delle previsioni. Ma in fondo bastava solo guardare il cielo.
      In definitiva voi cominciate a rendervi conto solo adesso di ciò che altri dicono da anni e voi avete sempre preso in giro. Complimenti per la pluriennale miopia.
      Ci starebbe da parte vostra una dichiarazione tipo: "sapete che forse abbiamo sottovalutato la deriva della Banca d'Italia? Forse dovevamo ascoltare meglio certe Cassandre", altrimenti dimostrate di essere completamente inutili in quanto incapaci di leggere la realtà, ma quella vera, non quella scritta sui pezzi di carta inutili.
      Se io ho perso un'occasione per stare zitto, voi l'avete persa per dire ciò che andava detto, prima però, non adesso, quando i buoi sono già scappati e voi non siete più credibili.

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    2. Infatti è sempre sotto il controllo pubblico. La manovra è stata fatta dal governo non dalle banche ed è stata fatta per fare cassa, non altera la governance della banca d'italia.
      Mi spiace ma noi evidenziamo obiezioni serie non le solite cagate dei complottisti e il potenziale dannoso della manovra noi l'avevamo già denunciato quando tu non sapevi manco cos'era la rivalutazione delle quote.
      Quello che non ci piace delle banche lo diciamo sempre e con cognizione di causa a differenza tua.

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    3. Sì certo, sotto controllo pubblico. Come no.
      Solo un cieco e sordo potrebbe non vedere le pressioni gigantesche esercitate dal mondo bancario per ottenere una legge che mette nelle loro tasche molti soldi in più e soprattutto le aiuta a risanare i loro bilanci inserendo quote che ora avrebbero un valore nettamente superiore se qualcuno (come lo stato) le volesse riacquisire. Ma naturalmente è sempre e solo lo stato a fare tutto, le banche stanno lì a cogliere frutti e non c'entrano nulla.
      Per non parlare della sbandierata "indipendenza" della Banca Centrale dai governi (se è "indipendente" allora nei fatti non è "sotto controllo pubblico", le due cose stanno in evidente contraddizione) sottolineata nella storia recente da tutti gli eventi che si sono susseguiti: divorzio dal tesoro, avocazione a sè della decisione sui tassi di interesse, e ora la rivalutazione delle quote.
      Cosa c'è di complottista nell'affermare che le banche fanno sentire in modo lecito o meno lecito tutto il loro peso e potere per ottenere leggi che le favoriscano??? Fate finta di non vedere che ormai la elezione del governatore da parte del governo è una operazione di pura facciata. Ormai è il contrario: è il mondo bancario ad inserire al governo i propri uomini, basta guardare gli ultimi dieci anni di ministri dell'economia. E' una cosa di una ovvietà sconcertante, altro che complottismo. Voi vi nascondete dietro al dito della parola "complottismo", che sbandierate in continuazione, per difendere gli interessi di una parte che non ha alcun bisogno di essere difesa, e anzi, andrebbe enormemente ridimensionata, e cioè il mondo bancario, e arroccarvi su un aventino che cita solamente statuti e leggi che sono diventati ormai solo n paravento formale perchè personaggi come voi possano ancora dire (pure credendoci) che la banca centrale è pubblica e sotto il controllo del governo. Ma per favore, ormai anche dal punto di vista giuridico la banca centrale è un mostro dalle caratteristiche molto ambigue, non riconoscerlo è a dir poco demenziale. Nessuno pretende che diventiate dei "complottisti", per usare una parola che vi piace tanto, ma un minimo di obiettività in più sarebbe doverosa, Cristo Santo.
      Siete praticamente Irrecuperabili, ma non si poteva certo pretendere un atto di umiltà dopo anni di arrogante supponenza

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    4. Per un mio errore ho inavvertitamente cancellato (invece di pubblicarlo) un commento di MMST che riporto dall'email di avviso:

      «Si certo le pressioni. A me sembra solo una legge scritta in fretta e furia per trovare i soldi dell'imu ma sai non sono illuminato come la vostra setta.
      Poi sono stufo di ripetere la differenza tra indipendenza e assenza di controllo pubblico. L'indipendenza della banca centrale si riferisce alla politica fiscale non ha nulla a che vedere con il controllo pubblico. Pure la magistratura è indipendente e separata dalla politica eppure nessuno dice che sia sotto il controllo privato per il fatto di non rispondere al bossi, al berlusconi di turno.
      Della pressione dei gruppi bancari, francamente vorrei capire dove noi l'abbiamo negata. Neghiamo il fatto che la banca d'italia sia un istituto privato cosa ben diversa.
      "Ma per favore, ormai anche dal punto di vista giuridico la banca centrale è un mostro dalle caratteristiche molto ambigue, non riconoscerlo è a dir poco demenziale"
      Non è ambiguo la legge lo definisce chiaremente, sarà ambiguo per te.»

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    5. Grazie per la pubblicazione, a cui replico volentieri:
      E' evidente che in quella legge c'è anche il tentativo da parte dello stato di incassare quattro spiccioli, nessuno lo nega, ma è un "sottoprodotto" di questa legge.
      Quanto alla questione dell'"indipendenza", il vostro paragone è puerile e completamente sbagliato se ce n'è uno... E riflette il vostro modo "ossequioso" di guardare alla Banca Centrale... Vi siete "dimenticati", che mentre la Magistratura è un POTERE dello Stato, sancito dalla Costituzione, in parità con gli altri due poteri, a tutela dell'ordinamento democratico, la Banca Centrale NON E' UN POTERE DELLO STATO, è semplicemente (o meglio, dovrebbe essere) un normalissimo ente statale, AL SERVIZIO DELLO STATO. Quindi questo concetto di "indipendenza" dallo Stato è un assurdo inspiegabile.
      Per cui il vostro esempio correttamente riformulato dovrebbe recitare più o meno così: "è come se la Motorizzazione Civile dovesse dipendere dal Ministero dei Trasporti..." Ah perchè non è così? Altrochè se la Motorizzazione dipende dal ministero, e meno male!

      "L'indipendenza della banca centrale si riferisce alla politica fiscale non ha nulla a che vedere con il controllo pubblico"
      Balla colossale, e pure un po' ridicola... La BC era tenuta, fino al 1981, ad "acquistare" i titoli di stato rimasti invenduti all'asta primaria. Era OBBLIGATA a farlo, quindi dipendeva dallo Stato... Dal 1981 NON E' PIU' COSI', e infatti si vedono i risultati. Dopodichè fu anche deciso di dare alla BC potere autonomo di determinazione del tasso di sconto, che prima VENIVA STABILITO DAL TESORO. Va bene? Altro che "politica fiscale", ma per favore... Questa è mistificazione bella e buona, anche un po' ingenua tra l'altro.

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    6. Quanto alla "legge" che governa la BC, la BC è giuridicamente un ente di diritto pubblico, ma questo nella PRATICA non costituisce una differenza sostanziale rispetto ad una Spa, semplicemente cambiano le responsabilità in sede di contenzioso... A livello operativo cambia poco o nulla, tant'è che la BC ha dei "quotisti" privati, il che è assolutamente un controsenso, visto che la BC non (dovrebbe) esercitare attività lucrativa. Controsenso che nasce da una macroscopica illegalità commessa al momento della privatizzazione degli enti titolari delle quote della BC, i quali avrebbero ovviamente dovuto rimettere allo Stato le proprie quote al momento della loro privatizzazione, siccome il regio decreto sull'istituzione della BC recitava CHIARAMENTE che i quotisti dovevano essere banche ed enti finanziari PUBBLICI o di PREPONDERANTE INTERESSE PUBBLICO. Ma siccome l'Italia è il paese dei furbi, ovviamente ciò non è mai avvenuto.
      Quindi l'assetto attuale della BC era CHIARAMENTE FUORI DALLA LEGALITA', e ora non lo è più, grazie alla simpatica sanatoria introdotta con questa legge.. Che solo uno stolto potrebbe pensare essere stata emessa unicamente per fare cassa... E' evidente la volontà di legittimare giuridicamente e societariamente l'esistenza delle quote private in un ente di diritto pubblico nel quale quotisti privati NON ERANO AMMESSI.
      Quanto al comportamento privatistico della BC, ciò appare evidente dal semplice fatto che l'ente, pur essendo pubblico, non fornisce direttamente (e gratuitamente, tolte le spese operative) lo Stato della liquidità che gli necessita (dovrebbe essere il suo compito), ma presta denaro creato dal nulla ESCLUSIVAMENTE ALLE BANCHE PRIVATE e a PROPRIA TOTALE DISCREZIONE, costringendo sostanzialmente lo Stato a farsi prestare attraverso l'emissione di titoli di stato ciò che gli appartiene, cioè la moneta. Dovendo poi restituire 90 miliardi annui di interessi su questo maledetto debito, cresciuto a dismisura grazie al fatto che le BANCHE dal 1981 hanno potuto fare il bello e il cattivo tempo con gli interessi sui titoli. Questa è la realtà, al di là delle vostre affermazioni, che hanno il valore di una chiacchiera da bar.

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  3. Non avrei usato il titolo "La menzogna di Visco" (che poi è quello che l'uomo della strada recepisce). L'unica affermazione quantitativa del discorso è il limite dei 450 milioni, rispettato. Poi afferma che ci sarà un equivalenza fra i flussi dei dividendi prima o dopo, ma si tratta di un affermazione già più vaga, riferita ad un periodo di tempo altrettanto vago (non è mai stato detto, ad esempio, "l'anno prossimo non pagheremo più dividendi"). Si può naturalmente ritenere che le condizioni affermate nell'intervista siano state stiracchiate notevolmente dal pagamento ingente dei dividendi, ma come lei stesso ha detto su di questi grava una tassazione maggiore.
    Ci sono tante parole per descrivere il comportamento della Banca d'Italia senza cadere nella retorica, menzogna non è la più adatta.

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