domenica 18 gennaio 2015

Perché i giornali abboccano alle bufale

Perché i giornali abboccano alle bufale?
E perché nascono continuamente blog che inventano e rilanciano continuamente bufale?
La risposta alle due domande è la stessa. Ve lo spiego in forma breve e in forma un po' più argomentata.

In breve


Diffondere bufale è più facile e rende di più.

Svolgimento

Una volta si facevano le inchieste. Quelle vere, ed era difficilissimo.
Per scrivere una storia di successo, di quelle che piacciono alla gente, che ti rendono famosi e che fanno vendere tantissimo il giornale per il quale scrivevi, serviva almeno:
  1. avere la fortuna di venire a conoscere delle informazioni interessanti
  2. verificare le informazioni
  3. immaginare cosa può esserci dietro quelle informazioni
  4. cercare conferme
Ad esempio, tempo fa girava la bufala dei numeri rossi delle confezioni di latte.


Mettiamo il caso che al bar, giocando a carte, un amico mi racconti questa storia.
«Sai cosa ci fanno con il latte che non vendono? Viene ribollito e rivenduto come fosse fresco. Lo fanno fino a sei volte. È pure scritto sotto la confezione, sono quei numerini rossi. Io ho controllato, è tutto vero!»

Storia succulenta, eh? Ma a questo punto cosa fa un giornalista vero? Deve verificare.
Quindi controlla varie confezioni: ok, ci sono i numeri.
Allora contatta l'azienda che produce il latte, e arriva la prima mazzata: l'azienda risponde che loro non riciclano il latte, e che le confezioni di Tetrapak® che gli vendono hanno già quei numeri rossi stampigliati sopra.
Ma l'azienda potrebbe mentire, e allora il giornalista contatta la Tetrapak® che risponde che quei numerini rossi sono il numero della bobina dalla quale vengono prodotte le confezioni.

Tutto chiaro? Ok, sappiamo che non stiamo bevendo latte ribollito fino a sei volte.

Però... però intanto il giornalista ha speso ore o giorni di tempo dietro una storia falsa, una vera e propria bufala. E magari lo pagano un tot ad articolo, per cui ora non può neanche comprare il latte per la colazione del giorno dopo.

Per i blogger complottisti, e per qualche giornalista poco incline alla verifica (o così sottopagato da scegliere tra la verifica e mangiare) diventa tutto più facile.
 
Prendono l'illazione, la condiscono con qualche dettaglio tanto per renderla più appetibile (con riferimenti alla salute, al «ce lo tengono nascosto» e via dicendo), su internet aggiungono il classico «FAI GIRARE!!!» e il gioco è fatto: l'articolo inizia a diffondersi senza controllo, e il danno che produrrà non potrà essere fermato dagli articoli dei debunker, che si affaticheranno inutilmente a mostrare i comunicati delle aziende, della Tetrapak® eccetera come chi tenta di arginare il mare con le nude mani.

Ed avranno successo. Oh, sì! Tante copie vendute, tanti click sull'articolo, tanti indignati che grideranno allo scandalo (per circa due decimi di secondo, il tempo di un click sul tasto condividi).

Ecco perché i giornali abboccano alle bufale, e perché esistono tante bufale.

Perché è più facile, e alla fine ci guadagnano molto di più.

(LeFou!)

6 commenti:

  1. Tragicamente vero, purtroppo...
    Verificare le notizie e' un optional per molti, troppi pseudogiornalisti.

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  2. (con riferimenti alla salute, al «ce lo tengono nascosto» e via dicendo)

    Un altro sistema è quello di collegare qualche elemento della storia a personaggi di resistibilissima simpatia (Bush, Berlusconi, Rumsfeld, Cheney, qualcuno del Vaticano... ).
    Partendo dal presupposto che "con sei strette di mano si collegano tutte le persone del mondo" non è difficile insaporire il racconto infilandoci questi nomi, dimostrando anche di "non aver paura di nessuno".

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  3. Oggi TG5 batte ogni record. A Bologna sono stati assegnati degli alloggi popolari ma quasi tutti gli assegnatari li hanno rifiutati. L'incipit del servizio dice che "i proprietari l'hanno fatto perché non piace la posizione e perché mancano i balconi". Poi vedi il servizio e senti una tizia che porta a spasso il cane col marito a cui il solerte inviato chiede "Ma perché hanno detto di no?" e la donna "Guardi io non lo so, sarà la zona". La frase acquista i connotati di assoluta certezza tanto da essere ribadita dal giornalista in voce fuori campo. Dopodiché intervistano un uomo che butta la spazzatura e alla stessa domanda risponde "qualcuno dice che abbiano rifiutato perché non c'erano i balconi". E anche questa diventa certezza.

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  4. Secondo me ci dovrebbe essere libera scelta,quindi,a priori una persona può decidere se consumare prodotti OGM o no.
    Un problema è che se si coltiva biologico dove vi sono colture OGM queste si incrociano e la coltura biologica non produrrà biologico ma un incrocio OGM.
    Negli Stati Uniti D'america se viene trovata traccia nella tua coltura dell'OGM tu devi pagare la Royalty alla ditta detentrice ,e questo senza che tu possa fare in modo che il loro OGM finisca nel tuo campo.
    Colture con semi biologici miscelate di più specie biologiche hanno dato ottimi risultati
    mentre coltivazioni OGM richiedono nel tempo pesticidi e prodotti specifici ,venduti dalla stessa ditta detentrice con costi aggiuntivi.
    Il contratto prevede che il coltivatore non possa utilizzare l'OGM cresciuto nel suo campo per la semina successiva (In alcuni casi il seme OGM è propio impossibiltato a generare).
    Per quanto riguarda le bufale io rtengo che vi siano:
    Notizie attendibili e verificate
    Ipotesi da verifcare.
    Ipotesi strampalate di fuori di testa o create per gettare discredito per propi interessi.
    Una soluzione sarebbe una maggior trasparenza al pubblico ,mentre in ogni questione
    da una qualsiasi socità viene trattata col classico muro di gomma.
    (Provate a rivolgervi ad un qualsiasi call center per un problema)
    Ricordate :
    Il fatto di soffrire di sindrome di persecuzione non voul dire che nessuno vi segue o vi spiii.

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  5. Nel momdo delle "notizie" da bufala di razza pro click, nessuno, nemmeno il TG4, batte DioniDreams

    (niente link diretto, al tipo farebbe solo piacere...)

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