Il libretto patacca dei no-euro
Per le elezioni europee di quest'anno, la Lega Nord ha scelto la strada "euroscettica", contraddicendosi clamorosamente rispetto a ciò che sosteneva poco più di un anno fa:«La Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un’altra moneta. L’euro non se lo può permettere». Ne è convinto il segretario lombardo della Lega Nord, Matteo Salvini, che oggi ha presentato in piazza Scala a Milano la campagna del Carroccio per i referendum (tra cui uno proprio sulla moneta europea). La proposta era stata già anticipata dal segretario leghista Roberto Maroni nelle scorse settimane, facendo anche riferimento a un articolo del Financial Times che aveva ipotizzato lo scenario del Vecchio Continente diviso in due aree con monete diverse» (fonte: Ansa, 2 ottobre 2012)
Come in quella dichiarazione, quando citava il Financial Timesa suffragio delle sue parole, in questo periodo Matteo Salvini si sta presentando in televisione utilizzando una pezza di appoggio razionale, ovvero brandendo il libro di Alberto Bagnai «Il Tramonto dell'Euro» (del quale ho trattato nell'ultima puntata dei miei live) e raccontando la solita storiella dei «premi Nobel che dicono che l'Euro è una schifezza» (ne parleremo anche qui).
Per accompagnare questo tour e non costringere chi fosse interessato a comprare il suddetto libro o leggersi alcune annate di articoli di Bagnai online comprensive di commenti, il professor Borghi (che appartiene al «cerchio magico» dei #noeuro con Bagnai ed altri) ha firmato un agile libretto di trenta punti dal titolo «Basta Euro - Come uscire dall'incubo» che potete scaricare dal sito bastaeuro.org.
Mi piace pensare che quel raffinato oratore da salotto televisivo non sia il vero autore del libretto. Non credo che nessuno che si autodefinisca anche vagamente «economista» possa scrivere una serie di stupidaggini in maniera così densa.
Tratterò solo alcuni punti, seguendo la numerazione del libercolo e magari integrando e correggendo l'articolo nel tempo. Per una disamina più approfondita, rivolgetevi ad un qualunque altro economista che non appare spesso in televisione.
1) L'Euro è la principale causa della crisi? E perché?
«[...] un’unica moneta per economie diverse non può funzionare, crea disoccupazione, rafforza chi è già forte e indebolisce chi è già in difficoltà.»
Risposta breve:
- la disoccupazione ed il PIL sono multifattoriali
- senza euro ci sarebbe un immediato peggioramento
- per ottenere l'effetto della svalutazione ci sono altri mezzi
Risposta lunga: qui l'autore dimentica che in economia quasi tutti i fenomeni sono multifattoriali, ovvero che non c'è una sola variabile che produce un effetto, ma sono tantissime (molte delle quali magari attualmente sconosciute). Ad esempio, l'inflazione non è data solo dalla svalutazione né solo dalla stampa di moneta, ma da un insieme molto ampio di fattori.
L'autore sembra inoltre dimenticare il principio di "Marshall-Lerner", che dice in effetti che «un deprezzamento reale della valuta comporta un miglioramento della bilancia commerciale di un Paese», ma anche che « ad un deprezzamento della valuta nazionale fa sempre seguito nell'immediato un peggioramento della bilancia commerciale».
Ma se comunque si vuole diventare competitivi sul prezzo (strada perdente nell'epoca degli iPhone che costano dieci volte tanto uno smartphone economico) si può sopperire alla svalutazione monetaria con una svalutazione interna che non consiste, come sostengono molti, nell'abbattimento del potere di acquisto dei salari e dei diritti dei lavoratori, ma ad esempio nella riduzione del cosiddetto cuneo fiscale. In pratica, con il 10% di cuneo fiscale in meno, mediamente il lavoratore guadagna ogni anno € 1.000,00 in busta paga e l'azienda spende € 2.000,00 in meno per ogni lavoratore, rendendo il lavoratore più ricco ed abbassando il costo per l'azienda (fonte: http://www.4trading.it/articoli/32295/quanto-vale-il-taglio-del-cuneo-fiscale).
2) Senza l'euro diventeremmo tutti più ricchi?
Risposta breve: no.Risposta lunga: qui l'autore avverte che non sarebbe sufficiente uscire dall'euro per diventare ricchi perché servirebbero tante altre riforme, però dice che è una «condizione necessaria ma non sufficiente».
Ma prima abbiamo visto come non sia neanche necessario. Ahi!
3) Se eliminiamo l'Euro usciamo anche dall'Europa?
«[...] se si intende “Unione Europea” probabilmente no: un mercato di 60 milioni di persone è troppo importante per tutti»
«Paesi come la Svizzera o la Norvegia, pur senza avere l’Euro e non facendo parte dell’Unione Europea, non sono certo isolati dal mondo »
«[...] nei periodi in cui il Franco è debole tutti vanno a fare la spesa in Svizzera arricchendo il Canton Ticino e lasciando vuoti i negozi italiani; il contrario accade nei periodi in cui il Franco è forte»
Risposta breve: «probabilmente» per l'autore, non per l'articolo 50 del Trattato sull'Unione Europea, che non prevede l'uscita dall'Euro ma solo dall'Unione Europea.
Risposta lunga: questo punto è molto "politico", quindi non lo affronterò da quel punto di vista. Quello che sembra disonesto è mostrare che paesi come la Svizzera e la Norvegia non soffrano il fatto di stare fuori dall'Unione Europea.
Innanzitutto, dal 6 settembre 2011 il Franco Svizzero è in parità ad 1,20 con l'euro, come conferma l'annuncio della Banca Centrale Svizzera poco prima di quella data e come si evince anche dal grafico qui riportato. Mettere la Svizzera, che da due anni ha una moneta sostanzialmente equivalente all'euro, nel mucchio dei paesi che possono fare a meno dell'Europa e dell'Euro è un autogol.
Cambio Euro/Franco Svizzero (fonte: finanza-mercati.ilsole24ore.com (5 anni) |
È inoltre noto che la Svizzera sia molto ricca grazie all'afflusso di capitali (legali ed illegali) dall'estero, tanto che lì non esiste il reato fiscale legato al riciclaggio di denaro "sporco" (e se non esiste quel reato, non è tenuta a fornire informazioni a riguardo, e quindi i conti frutto di illeciti fiscali sono al sicuro). Solo adesso pare sia intenzionata a modificare le leggi per evitare di finire nella black list dei paradisi fiscali, ma se ne parla da anni...
Pare inoltre che questo libretto sia stato scritto prima del recente referendum elvetico contrario alla libera circolazione delle persone, che ha provocato una reazione da parte della UE che ha minacciato di far decadere tutti gli accordi, incluso quello sulla circolazione delle merci (e ovviamente dei capitali).
Insomma: anche se formalmente non è nell'Unione Europea, la Svizzera è uno di quei paesi che, sia come moneta che come accordi internazionali, ha almeno un piede dentro. E gli conviene.
Riguardo la Norvegia, poi, si sa che è ricca grazie al petrolio.
Per chi fosse poi curioso, altre monete mantengono una sostanziale parità con l'Euro, come ad esempio la Corona Danese.
5) Se convertiamo 1 a 1 un euro con la nuova moneta non è che allora non cambierà niente?
«[...] se dopo la conversione la nostra moneta si svaluterà nei confronti di altre monete [...]»
«[...] però sarà più facile trovare lavoro e l’economia ripartirà»Risposta breve: tutti gli analisti prevedono una svalutazione intorno al 30%. Anzi, è proprio l'obiettivo dell'uscita dall'euro.
Risposta lunga: si scade nel ridicolo. Tutta la manfrina sull'uscita dall'euro si basa proprio sulla svalutazione della moneta, ma quando si tratta di discuterne gli effetti per gli italiani, viene furbamente introdotto quel «se».
Anche qui, poi, l'autore dimentica il suddetto principio di "Marshall-Lerner" che prevede un peggioramento iniziale dell'economia. Quindi la frase economicamente corretta dovrebbe essere:
«però, se tutto va bene e se si faranno le riforme, e se non scivoleremo verso un'economia di tipo sudamericano, dopo un periodo di circa due anni l’economia ripartirà e dopo ancora più tempo potrebbe essere più facile trovare lavoro»
(i grassetti sono le mie aggiunte)
6) Ci sarà l'inflazione? Dovremo far la spesa con la carriola di banconote che valgono carta straccia?
«l’inflazione non è la svalutazione: in nessuno dei recenti casi di svalutazione in Paesi evoluti è seguita l’iperinflazione»Risposta breve: quasi vero, ma questo smentisce Borghi.
Risposta lunga: è vero che in generale una svalutazione del 30% non si traduce necessariamente in una inflazione del 30%. Potrebbe essere meno, potrebbe essere di più.
L'autore però smentisce un certo Claudio Borghi che in un video del 23 maggio 2012, intervistato da Claudio Messora, dice (riassumendo e correggendo l'italiano) dal minuto 43:00
«Se io ad un certo punto raddoppio la moneta, non ho creato nessuna ricchezza. Prima per comprare una pesca ci voleva un dollaro, dopo ce ne vogliono due. [...] Questa è l'inflazione. Dall'altra parte, se le grandezze monetarie raddoppiano una nei confronti dell'altra non si cambieranno mai il dollaro per lo stesso numero di euro. A un certo punto ce ne vorranno due per comprarne uno. E questa è la svalutazione.»Quindi circa un anno e mezzo fa Borghi spiegava che raddoppiando la moneta circolante si produceva un raddoppio dei prezzi ed un dimezzamento del valore della valuta. Sbagliando (perché svalutazione ed inflazione non sono sinonimi e non vanno necessariamente di pari passo), ma contraddicendo l'autore del libretto (che quindi non può essere lo stesso Borghi).
Per rimanere in tema, al punto 1) del libretto si afferma, senza «se» e senza «ma», che:
«Con l’Euro invece si ha uno strano caso in cui un paese poco competitivo e in difficoltà (come per esempio la Grecia) si ritrova la stessa moneta di un Paese aggressivamente competitivo e in crescita (come la Germania): il “listino prezzi” della Grecia risulterà quindi troppo caro mentre quello dei prodotti tedeschi sarà troppo basso. Il risultato è che in Grecia si muore di fame mentre in Germania si registra il record di esportazioni»Ma il Borghi del video al minuto 19:18 dice questo:
«La Grecia sta messa malissimo. Diciamolo chiaro: una soluzione indolore purtroppo non c'è perché, al contrario dell'Italia, la Grecia importa tutto. Quindi non è che possiamo dire loro tornano alla Dracma e a un certo punto le loro esportazioni migliorano compensando i disagi. No: si ritrovano lo stesso a dover ricomprare quello che compravano prima e tutto gli va a costare tantissimo» (e poi parla dell'Islanda che avrebbe ripudiato il debito, ma questa è un'altra bufala)Prima di scrivere cose a nome di Borghi, potrebbero informarsi. O informarlo.
Salto un bel po' di punti, magari integrerò l'articolo. Non vorrei scrivere un libro, in ossequio alla teoria della montagna di m*.
30) Sento dire che molti famosi economisti, compresi alcuni premi Nobel sono contrari all’Euro. È vero? Chi sono?
«È vero, sono almeno 7 i premi Nobel per l’Economia che hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin, Krugman, Friedman e Pissarides)»Risposta breve: criticare l'Europa e/o l'euro non significa suggerire di uscirne.
Risposta lunga: la storia dei «premi Nobel che dicono che l'euro è una patacca» è come una di quelle leggende metropolitane che si ingigantisce ad ogni passaparola. Prima erano quattro, poi sono diventati cinque, poi sei poi sette e prevedo che possano raggiungere la decina in qualche altra settimana.
In verità non è proprio così. Facendo sono un esempio "italiano", Stigliz ha anche detto a Milano il 12 Novembre 2013 che per risolvere i problemi dell'area euro serve abbandonare le politiche di austerità, realizzare l'unione bancaria, sfruttare i fondi Bei per finanziare le piccole e medie imprese eccetera, insomma rafforzare le istituzioni dell'Unione Europea ma non critica la moneta unica e non parla di abbandonarla. Anche Krugman in altre occasioni parla di rafforzamento delle istituzioni europee, così come quasi tutti gli economisti del mondo.
Se si prendono solo i dati che ci piacciono, si può dimostrare qualunque cosa, soprattutto in economia.
31) Esistono altrettanti premi Nobel e famosi economisti convinti invece che l’Europa dell’Euro sia perfetta così?
«NO»Risposta breve: your logical fallacy is strawman
Risposta lunga: mettere a confronto l'affermazione «molti famosi economisti sono contrari all'euro» con «altrettanti famosi economisti sono convinti che l'Europa dell'Euro sia perfetta così» è sinceramente disonesto. Vuol dire dipingere l'argomentazione altrui in maniera distorta per poterla colpire facilmente.
Inoltre quel "NO", molto efficace dal punto di vista della comunicazione, viene smentito un paio di pagine dopo quando viene mostrata questa serie di dichiarazioni sotto il titolo di «Euro-sciocchezze» (sono riprodotte le prime quattro):
A parte Matteo Renzi, vengono riportate alcune dichiarazioni (fuori dal contesto) di:
- Romano Prodi che è un economista (in ordine di tempo: assistente a Bologna, docente a Trento, visiting professor ad Harvard, ordinario a Bologna, visitor professor a Stanford, docente alla Johns Hopkins University, professore alla Brown University, ha all'attivo numerose pubblicazioni accademiche)
- Mario Draghi che è un economista (laurea in Economia con 110 e lode alla Sapienza con relatore il Professor Federico Caffè, PhD al MIT con Franco Modigliani e Robert Solow, professore a Trento, Padova, Ca' Foscari di Venezia e Scienze Politiche a Firenze dove diventa professore ordinario di Economia e politica monetaria)
- Mario Monti che è un economista (laurea in economia alla Bocconi, borsa di studio a Yale allievo di James Tobin, Premio Nobel per l'economia nel 1981, ordinario a Trento, docente a Torino, professore di economia politica alla Bocconi, direttore dell'Istituto di economia politica della Bocconi, direttore del Giornale degli economisti e Annali di economia della Bocconi, rettore della Bocconi e poi Presidente, vanta un modello economico a suo nome: il modello di Klein-Monti)
(in verità non lo dicono neanche perché anche queste frasi, citate fuori dal contesto, sono una bugia ma al fine della dimostrazione è irrilevante)
Come sempre, segnalatemi pure errori o integrazioni da apportare. Chi vuole contribuire può occuparsi di altri punti, sempre in maniera logica ed oggettiva mettendo da parte (per quanto possibile) le opinioni e le preferenze personali e politiche.
(LeFou!)
UPDATE 23/02/2014: corretta l'affermazione per la quale in Svizzera non esisterebbe il reato di evasione fiscale. Ad ora è il reato fiscale connesso al riciclaggio di denaro che non esiste ancora. (grazie a Emilio Motta via Facebook) Aggiunta dichiarazione di Matteo Salvini del 2 ottobre 2012 quando sosteneva chel'euro fosse adatto al Nord.
UPDATE 24/02/2014: aggiunta l'informazione della parità monetaria con l'euro del Franco Svizzero e l'euro (grazie a Francesco Violi per l'informazione) e della Corona Danese. Aggiunto riferimento all'articolo 50 del trattato sull'Unione Europea. Apportate altre piccole correzioni. Corretto il calcolo e fornita una fonte sulla riduzione del cuneo fiscale (era per anno, non per mese). Nel discorso al Senato, oggi il nuovo presidente del consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ha proposto una riduzione «in doppia cifra», quindi ho approfittato per mostrare il calcolo al 10% (il minimo della doppia cifra).
Inecceppibile!
RispondiEliminaBOH! ma hai qualche deficit cognitivo tu che hai scritto l'"articolo"? o cerchi di difendere una bandiera a priori, con scarsi risultati, oppure sei inesorabilmente poco dotato a livello cerebrale.
RispondiEliminaGli unici punti su cui si può oggettivamente essere in disaccordo sono il 3 e il 31, ma tu sei riuscito a non capirci nulla lo stesso: uscire dall'euro significa uscire dall'UE per una questione giuridica (ma è comunque riduttivo dire così), e riguardo al 31 non consideri il simpatico conflitto di interessi dei 3 soggetti da te citati (sempre che tu sappia cosa significa conflitto di interesse, considerando quello che scrivi meglio non dare nulla per scontato: cerca su google)
PS per la cronaca prodi si è pure smentito, quindi rimaniamo a 2, seppur col beneficio del dubbio potrebbero essercene altri)
Grazie degli insulti, tipici di chi non ha argomenti razionali.
EliminaAndando alla sostanza, io mostro come nel libretto ci siano affermazioni false, sia in base a quanto riportato nello stesso libretto ed in base a ciò che dicono i principi base dell'economia (quella di base, neanche quella dei Nobel). Se non le sta bene, non le basta cambiare argomento (con me non attacca). Le tocca mostrare quale affermazione che io ho dimostrato falsa secondo lei sarebbe vera, e perché la mia dimostrazione è sbagliata.
Prendo il punto 5 perchè è quello su cui ha preso la cantonata più grossa: il cambio 1:1 significa che se nel sistema italia ci sono 1000 euro, questi si trasformano in 1000 "nuove lire".
EliminaFatto ciò i mercati, automaticamente, definiscono il valore delle nuove lire secondo la logica domanda/offerta.
Quindi ci troveremo in banca tante lire quanti euro avevamo prima.
Risultato: i beni prodotti in italia costerebbero praticamente come prima (l'incremento dovuto all'importazione delle materie prime è minimo: il costo di una merce è per la stragrande maggioranza la trasformazione), mentre i beni importati costeranno il 30%(?) di più.
Quindi crescerebbe sia il mercato interno che l'export.
Vorrei inoltre fare notare che questa ipotetica svalutazione da uscita sarebbe "naturale", ovvero dettata dai mercati (domanda/offerta); se poi in futuro ci si mettesse a battere moneta per tenerne artificialmente basso il prezzo, allora quello causerebbe vari problemi (in primis inflazione). Anzi se vogliamo dirla tutta è l'euro che è artificialmente troppo pesante.
Riguardo agli altri punto non capisco cosa si cerca di dimostrare: nel punto 6 mette a confronto delle affermazioni di borghi nel video di messora con quelle del libretto, ma non ha capito quello che vuole dire, e spero di aver spiegato sopra. Riguardo a inflazione e svalutazione: la svalutazione "artificiale" che cita borghi nel video è quella secondo cui tu stampi moneta random senza creare aggiuntiva ricchezza: la moneta si svaluta, ma cala anche il proprio potere d'acquisto (inflazione).
La svalutazione a cui fa riferimento nel libretto è invece in realtà un RIALLINEAMENTO, derivamente da una rivalutazione artificiale dovuta all'euro, non si batte nessuna moneta in più; tante nuove lire quanti euro->nessuna inflazione interna.
Dire che la svalutazione e l'inflazione non sono correlate è falso; in certi casi la svalutazione porta inflazione, ma non nel caso di un riallineamento.
Sono basito dalla sua mancanza di logica (per non parlare di basi di economia). Secondo lei un aumento delle materie prime (e dell'energia!) del 30% non causerebbe aumenti dei prodotti anche per il mercato interno? Ed i prodottti finiti che importiamo (PC, telefonini, macchine tedesche e magliette cinesi,...) anche quegli aumenti non avrebbero impatti sui consumi interni?.. Ma quanto rido!...
Elimina"i beni prodotti in italia costerebbero praticamente come prima (l'incremento dovuto all'importazione delle materie prime è minimo: il costo di una merce è per la stragrande maggioranza la trasformazione), mentre i beni importati costeranno il 30%(?) di più."
EliminaIn media le materie prime hanno un peso esiguo rispetto al prodotto finito, non so come dirlo diversamente, è un fatto: ho scritto che rimarrebbero praticamente uguali, l'incremento sarebbe minimo (poi ci sarebbero margini enormi per bilanciare l'aumento col taglio delle imposte, anche se fosse elevato).
Riguardo ai beni importati, è esattamente quello lo scopo: sostituire macchine tedesche e maglie cinesi con prodotti fatti in italia.
L'elettronica non la produciamo, quindi ci costerà di più, ma direi che è l'eccezione; e poi chissà che non vengano a produrre qui dopo la svalutazione visto che sarà più conveniente.
Non si tratta di protezionismo, si tratta di libero mercato valutario.
«[...] Quindi ci troveremo in banca tante lire quanti euro avevamo prima.
EliminaRisultato: i beni prodotti in italia costerebbero praticamente come prima (l'incremento dovuto all'importazione delle materie prime è minimo: il costo di una merce è per la stragrande maggioranza la trasformazione), mentre i beni importati costeranno il 30%(?) di più. Quindi crescerebbe sia il mercato interno che l'export»
No. Anche se formalmente la quantità monetaria sarà la stessa, pagheremo la svalutazione con un minore potere di acquisto, e questo è lapalissiano. Lo ammettono TUTTI. La questione è solo capire QUANTO perderà, se improvvisamente gli italiani smetteranno di comprare energia, tecnologia (come quella che sta usando per scrivere i suoi interventi), vestiti ed oggetti cinesi (fa la concorrenza alla Cina con la svalutazione? si accomodi) e così via. Quindi fermarsi alla quantità 1:1 per tranquillizzare i cittadini per poi fregarli è disonesto.
Inoltre come dicono i modelli economici fondamentali, incluso quello stracitato nell'articolo, l'aumento di competitività avviene a LUNGO TERMINE (dopo almeno un anno e spesso dopo 2-3 anni) perché la svalutazione non porta immediatamente un miglioramento del saldo delle partite attive. Le cito l'esempio attuale del Giappone: ha svalutato lo Yen facendolo passare nei confronti dell'euro da un minimo di 100 ad un valore attuale di 140, ma il saldo tra export ed import è PEGGIORATO, esattamente come prevede il principio di "Marshall-Lerner".
«Riguardo agli altri punto non capisco cosa si cerca di dimostrare»
Attendiamo tutti che lo capisca.
A seguito di una svalutazione il potere d'acquisto diminuisce solo nei confronti dei beni importati, ed è l'OBBIETTIVO!
EliminaLa Cina conta per meno del 3% delle nostre importazioni, dovuto principalmente alla distanza, e comunque non è la Cina il problema: è la Germania che è artificialmente troppo competitiva perchè ha una moneta che non si rivaluta.
Il Giappone non esce da un cambio fisso pluriennale. Nel '92 l'Italia USCENDO DALLO SME (cambio fisso) ha svalutato e il saldo è andato istantaneamente in positivo, ed ha continuato con un trend positivo costante fino al 1997 (euro), in cui ha cominciato a scendere (http://www.tradingeconomics.com/italy/balance-of-trade).
Cioè che il cambio fisso, e peggio ancora la moneta unica, faccia andare in malora le bilance commerciali dei paesi economicamente più deboli è appurato: come fai a difendere l'euro guardando il grafico della bilancia commerciale dal 1991 fino al 2014? se ancora non è convincente, guarda il saldo commerciale della Germania.
Nel 92 l'uscita dallo SME ci costò una manovrina da 92.000 miliardi di lire di allora,una svalutazione di tutto il denaro circolante del 30%,una disoccupazione che salì stabilmente al 11/11.5%,il record di debito pubblico,nonchè il record degli interessi pagati sul DP.
EliminaAh si.la disoccupazione scese nel 99,quando la lira si agganciò all'euro...mi scusi Sig. Cazzo ma Lei è per caso Bagnai?
Piccola correzione: la "manovrina" costosa fu quella di rimanere dentro lo SME. Ci costo troppo, e fummo costretti a uscire.
EliminaDomanda: il denaro circolante si svalutò proprio "tutto"?.. (scusa, questa è ironica)
"Piccola correzione: la "manovrina" costosa fu quella di rimanere dentro lo SME. Ci costo troppo, e fummo costretti a uscire."
EliminaGià, una correzioncina proprio da ridere... stravolge a 360° il senso dell'argomentazione sui costi dell'uscita dallo SME.
Ed il padrone di casa l'ha citata non so quante volte manco fosse l'oracolo.
Va bene : come riduci il cuneo fiscale, posto che il 5% non sufficiente ne per far ripartire i consumi ne per essere più competitivi ?
RispondiEliminaSecondo molti economisti il 5% è una misura corretta e adeguata. Dove trovare le risorse è un problema politico, come ogni problema nel quale si debba fare una scelta. Secondo alcuni vanno tassati i consumi, secondo altri vanno tagliate le spese improduttive.
EliminaLa differenza è che, rispetto ad una manovra economica precisa, la svalutazione provoca una redistribuzione incontrollata (e come ogni redistribuzione incontrollata colpisce soprattutto i redditi fissi e premia i ricchi).
Fonti? Le solite, ovviamente! Palese malafede
Elimina"Le solite" in che senso? Se vuole le fornisco le fonti, ma mi pare inutile dato che le ha già giudicate preventivamente. Ed io sarei in malafede? Non si vergogna?
EliminaPrego, fornisca...
Elimina1 Se si prevede una svalutazione del 20-30% nel caso di un' uscita dall'€, ridurre il cuneo fiscale del 5% non ci darà abbastanza competitività, mi pare chiaro. Sicuramente è meglio di nulla, ma non basta.
Elimina2 Se abbiamo vincoli di bilancio il problema di dove trovare le risorse non è solo politico: se il Paese è in recessione lo Stato vedrà meno entrate e qualsiasi ipotesi di manovra fiscale è più difficile.
In più c'è quella piccola scomoda cosa detta "moltiplicatore fiscale" che è ormai stato appurato da tutti gli organismi internazionale essere ben maggiore di 1. Tassare le rendite, i consumi o le case non ti farà "risparmiare le risorse necessarie", perché l'anno seguente avrai meno PIL. Se non avessimo i vincoli di bilancio potremmo evitare di racimolare le risorse necessarie tassando, che sarebbe ulteriormente recessivo.
Ricordiamoci che l'aumento di spesa a deficit in periodo di crisi è quello che normalmente ogni Stato ha sempre fatto dal New Deal in poi, perché appunto fare il contrario (tassare per trovare risorse per le spese) è una zappa sui piedi.
3 Scusi tanto ma... la svalutazione che favorisce i ricchi... ma è sicuro? Se io ho 100'000€ che poi diventano 100'000 Lire e svalutano del 20% sono premiato?
E un lavoratore che guadagna 1500€ che poi diventano 1500 Lire e perdono il 20% di valore, (sul $ però, o sull'€ residuo, o sul marco, altrimenti sarebbe inflazione) ma che tanto eccetto la tecnologia può comprare prodotti italiani per vivere, è penalizzato?
Ma secondo lei se la svalutazione premia i ricchi... PERCHE NON STIAMO SVALUTANDO??? Non sono loro a comandare? La finanza è forse in mano al proletariato? La Banca d'Italia e la BCE sono governate dai centri sociali?
No, infatti è dai funzionari di quegli istituti che si sente dire "la svalutazione è immorale, causa inflazione che colpisce i poveri". Nota bene, detti funzionari NON sono poveri, e abbiamo i dati degli anni 70: svalutazione ed inflazione alte e salari in crescita; anni 80: rallentamento svalutazione, calo dell' inflazione e calo DEI SALARI!
Non rimandi ad annate di post di Bagnai, ma li legga, almeno quelli sui luoghi comuni, il post "Svalutazione e salari" parla proprio di questo.
Correzione, anni 70: svalutazione ed inflazione alte e salari in fortissima crescita; anni 80: rallentamento svalutazione, calo dell' inflazione e appiattimento della crescita dei salari!
EliminaUno che usa come nick "cazzo" puzza lontano un miglio di Troll :D
RispondiEliminaPunto 1: La domanda è se l'euro è la PRINCIPALE causa della crisi, non l'unica. Quindi il fatto che sia multifattoriale non è messo in dubbio da Borghi, che invece sostiene che sia la causa più importante. Quindi i suoi ragionamenti sono ben più tendenziosi di quelli di Borghi. Inoltre il principio di marshall lerner dice esattamente quello che sostiene Borghi, e la tendenza a peggiorare è limitatissima nel tempo, un lasso di tempo che nella pratica è sempre di molto minore di un anno. Nel '92 l'italia svalutò, e mi pare che questo terribile effetto non ci sia stato. Perchè lei non parla di quanto durerebbe in teoria questo peggioramento? Anche qui la sua analisi è faziosa. In più, dove troviamo secondo lei le risorse necessarie per diminuire il cuneo fiscale? Ha presente che lo stato comunque ha bisogno dei soldi che gli verrebbero a mancare? Spero non mi venga a parlare della lotta agli sprechi!
RispondiEliminaSul punto 2 la sua logica è fenomenale. Diciamo che seguendo il suo ragionamento, potrei dire che al punto 2 Lefou ha torto, come ho spiegato prima.
Sul punto 3, vorrei postarle un link di barra caracciolo molto illuminante, ma siccome sono certo che non lo leggerebbe, mi limito a dirle che nel diritto internazionale, il fatto che non sia previsto un'uscita dal trattato stesso non implica che sia impossibile recedervi. Le ricordo che se citare norvegia e svizzera le sembra scorretto, allora si potrebbe citare Danimarca, Ingjilterra e Svezia. Vanno bene? O sono anche loro brutti sporchi e cattivi in quanto non hanno l'euro? Direi che può bastare per capire quanto lei sia di parte, almeno quanto lei cerca di far apparire Borghi.
Punto 1: nel libretto è detto esplicitamente: «condizione NECESSARIA ma non sufficiente». La macroeconomia non concorda. L'esempio della svalutazione del 92 non è un controesempio macroeconomico dato che era "quasi" euro, ci sono state delle manovre pesantissime, la scala mobile era stata abolita, è accaduto 20 anni fa ecc. ecc. mentre il caso del Giappone, che ha svalutato da più di un anno del 40% e che sta ANCORA PEGGIORANDO il saldo delle partite correnti è un controesempio alle teorie espresse dal libretto.
EliminaPunto 2: si spieghi, perché essendo io un logico mi piacerebbe capire da dove ha tratto la sua conclusione.
Punto 3: ha fatto tutto da solo. Inoltre non si citano solo i casi favorevoli ma TUTTI, altrimenti non si fa scienza ma si fa DISINFORMAZIONE POLITICA DI BASSA LEGA. Capisce il semplice concetto?
allora si potrebbe citare Danimarca, Ingjilterra e Svezia
EliminaL'inghilterra, come la Norvegia, ha anche lei proventi dal petrolio. Lo stesso vale per la Danimarca che sfrutta le risorse di petrolio e gas naturale del mare del nord, tant'è che è il trentaduesimo esportatore di petrolio al mondo. Per quanto riguarda la Svezia ha le principali miniere di ferro d'Europa.
Riguardo al punto 1), si trattava di un sistema rigido simile a quello attuale e (questo è un dato) l'uscita dallo SME ci fece bene perchè le cose dal 1992 andarono sempre meglio (Lei conosce i grafici e lo sa bene). Quanto al Giappone, vero che svaluta ma la sua economia cresce sempre, è il paese al mondo che cresce di più ed esporta sempre di più nonostante un gigante come la Cina ed un folletto come la Corea nell'area che sono fortemente competitive. I dati macroeconomici dicono che, grazie all'Alta Tecnologia di cui dispongono, i giapponesi stiano sempre meglio di tutti gli altri paesi dell'area ed andranno sempre meglio. La svalutazione (per chi non l'avesse capito) non è un pericolo quando si produce e si vende, è l'inflazione che va controllata oltre la soglia fisiologica del 4%.
EliminaRiporto la risposta sintetica di un altro lettore:
Elimina"Nel 92 l'uscita dallo SME ci costò una manovrina da 92.000 miliardi di lire di allora,una svalutazione di tutto il denaro circolante del 30%,una disoccupazione che salì stabilmente al 11/11.5%,il record di debito pubblico,nonchè il record degli interessi pagati sul DP.
Ah si.la disoccupazione scese nel 99,quando la lira si agganciò all'euro..."
Vorrei fare presente che la Corona danese è legata a doppio filo all'Euro (dal 1999 che la Danimarca fa parte del ERM 2) e conseguentemente tutte le politiche monetarie della Danimarca si basano sull'operato della BCE.
RispondiEliminaEsatto, ed aggiungo che anche la Banca Centrale Danese ha come obiettivo l'inflazione al 2% a medio termine. E come la corona danese, anche altre monete europee mantengono un cambio praticamente paritario con l'euro.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaTra cui la Banca Nazionale Svizzera, che ha adottato unilateralmente un cambio fisso Franco svizzero-Euro.
EliminaQuesto non lo ricordavo. Verifico e provvedo ad integrare.
EliminaAggiunto riferimento e grafico, grazie della segnalazione.
EliminaCioe', fatemi capire, io dovrei seguire un "project manager informatico" che pretende di saperne di piu' di un professore nonché ex manager di noti istituti finanziari?
RispondiEliminaI fatti sono fatti a prescindere da chi li dice. Se non le sta bene, mettendola sullo stesso piano, Borghi non è un economista (ha solo un contratto ma non una cattedra e non mi risulta che pubblichi su riviste scientifiche economiche) e quindi non ha voce in capitolo.
EliminaLol chi sarebbe l'economista? Alberto "Non ho capito un cazzo" Bagnai.
EliminaLeFou ti porta delle leggi incontrovertibili dell'economia, poi sei libero di non crederci ma la cosa bella dell'economia è che funziona anche se non ci credi (semicit.)
Cmq voi Bagnaisti mi fate morire: quante sono le aziende che esportano in Italia? l'1% a voler essere larghi? Bene facciamo un favore a questo 1% mentre il paese affonda senza l'euro.
"Cmq voi Bagnaisti mi fate morire: quante sono le aziende che esportano in Italia? l'1% a voler essere larghi? Bene facciamo un favore a questo 1% mentre il paese affonda senza l'euro."
EliminaMi sa che il "non capire un cazzo" è diventato una malattia contagiosa.
Un ripristino della sovranità monetaria (sinonimo di uscita dall'Euro) permetterebbe politiche economiche espansive capaci di stimolare la domanda, con vantaggi per tutte le aziende operanti sul mercato interno, non solo su quelle esportatrici.
Traduciamo in termini più semplici.
Da un lato le aziende esportatrici sarebbero favorite in modo diretto ed evidente dal fatto di poter vendere i propri prodotti con una moneta svalutata: su questo punto non ci piove e non c'è molto da discuterci sopra.
Il resto delle aziende operanti sul mercato interno, quelle stesse che ora muoiono al ritmo di decine/centinaia ogni giorno perchè (banalmente) la cittadinanza non ha abbastanza soldi per comprare i loro prodotti, sarebbero favorite dalla possibilità di introdurre politiche economiche espansive (leggi: immettere liquidità in circolo) capaci di intervenire sulla crisi di domanda.
Dunque, il ripristino della sovranità monetaria andrebbe a favorire LA TOTALITA' delle aziende nazionali, non solo quelle esportatrici: da un lato per il deprezzamento relativo della nostra moneta (export), dall'altro per la possibilità di sostenere la domanda (mercato interno).
Nell'articolo viene citato il principio di "Marshall-Lerner" che conferma la possibilità di miglioramento del saldo delle partite attive (che non significa miglioramento dell'economia e che già è positivo in Italia) ma che (purtroppo) dice che tale fase non è immediata come la descrive. Anzi, per un bel poì di mesi (anche 2-3 anni) la situazione PEGGIORA.
EliminaVeramente la svalutazione ha 2 effetti, quello di far aumentare le esportazioni, ma anche quello di aumentare i consumi di prodotti nazionali sul mercato interno. Visto che ti sfugge il concetto, mentre con l'euro compriamo le arance in marocco, con la lira le compreremmo da produttori italiani (è un esempio, adesso non rompetemi le palle con grafici sulle arance), quindi verrebbero avantaggiate le aziende rivolte al mercato interno, principalmente, per effetto dei consumi che si rivolgerebbero in parte da prodotti esteri a prodotti nazionali.
EliminaPer quel che riguarda le risposte, alle mie obiezioni, di LeFou, non intendo continuare una discussione eterna, ma mi interessava solo far notare come LeFou sia chiaramente di parte (si nota anche quando dice cose del tipo "Borghi qui ha ragione, ma in un video precedente aveva torto", cosa che dimostra che l'intento non è di discutere oggettivamente del libretto, ma di screditare la persona, cosa che fra l'altro non riesce, ma ripeto, mi interessa poco dilungarmi sugli aspetti singoli). Comunque la macroeconomia ci insegna che la crisi è esplosa per un accumulo di debito privato, che è diventato insostenibile a causa del sudden stop di finanziamenti esteri, a sua volta scatenato dalla crisi dei sub-prime, e della cattiva gestione della crisi Greca. L'accumulo di debito privato è stato causato solo ed esclusivamente dall'afflusso di capitali esteri scriteriato, causato da una valuta troppo forte. Questa analisi è condivisa da i citati premi nobel, da Zingales qui in italia (che per dire era in lista con FARE, non proprio un bolscevico, ed è l'economista forse più titolato d'italia) e da lo sa solo Dio quante centinaia di economisti in tutto il mondo. L'intera comunità accademica concorda con l'analisi delle cause della crisi, sulle soluzioni no, ma sulle cause si. Quindi complimenti a voi che negate quello che l'intero mondo accademico afferma, mi chiedo come non abbiate un nobel per l'economia. Fra l'altro, come ultimo appunto a dimostrazione della faziosità dell'intero articolo, specifico che, a differenza di quello che si cerca di dare ad intendere, il libretto non dice affatto che i suddetti premi Nobel suggeriscano di uscire dall'euro ma dice testualmente: "ciascuno di essi ovviamente propone anche soluzioni alternative ma,
come abbiamo visto, le soluzioni alternative non sempre sono realisticamente
possibili e non sempre sono desiderabili." Quindi, come dire, se c'è disonestà intellettuale, mi pare non sia solo di Borghi. Potrei stare qui ad aggiungere tutti i rilevi sugli altri punti citati (tipo il fatto di considerare "economisti famosi" Monti e Prodi... forse famosi sul correire della sera, ma la fama accademica si misura in altro modo) o rispondere alle altre panzane, ma lo ritengo inutile. Ovviamente sulla danimarca avete ragione, infatti sta molto peggio della svezia, guarda caso.
La svalutazione ha effetto contrattivo sul mercato interno: prova a comprare petrolio, acciaio, alluminio, carbone e ogni bene che non possediamo con una moneta che vale la metà del dollaro.
EliminaIl costo delle cose esploderebbe e il mercato interno ne comprerebbe meno, certo, a meno di non innalzare gli stipendi, e a questo punto, vanificare il vantaggio sulle esportazioni oltre a aver inflazione a doppia cifra.
A parte il fatto che non sono certo io quello che "rompe le palle" con i grafici ma sono altri, comunque faccio presente che SIAMO GIA' IN SURPLUS COMMERCIALE CON L'ESTERO.
Eliminahttp://www.bancaditalia.it/eurosistema/comest/pubBCE/mb/2014/febbraio/Bollmensile-02-14.pdf
Se l'obiettivo è avere un saldo positivo, è già stato raggiunto ma, come è evidente, non serve a molto e non ha tutti quei bellissimi effetti paventati.
Sull'analisi della crisi, faccio rispettosamente notare che nel 2001 la Germania era "il malato d'Europa" e noi eravamo mesis meglio. Poi la Germania ha fatto un po' di riforme mentre noi ci siamo accontentati di indebolire l'economia andando a traino dello sviluppo altrui. Alla prima crisi, abbiamo pagato tutta e cara la miopia.
Sul discorso degli economisti, faccio presente che Monti ha un modello economico a suo nome. Non mi pare che Borghi, Bagnai, Rinaldi o qualche euroexit ce l'abbia.
Gli altri discorsi sono evidentemente un tentativo di mandare in vacca l'articolo, quindi neanche rispondo.
Sarò lungo.
EliminaVediamo la tua logica per punti, Le Fou.
PUNTO N°1: bilancia commerciale post svalutazione.
La Marshall-Lerner è stata approfondita proprio da Bagnai in uno dei suoi articoli, quindi per chi volesse approcciarla tecnicamente può farlo da qui (grafici, dati e tutto il resto) --> http://goofynomics.blogspot.fr/2013/02/marshall-lerner-astenersi-piddini.html
Il precedente storico a noi più vicino temporalmente (1992) e contestualmente (Italia) ci dice che, dopo l'uscita dallo SME ed una relativa svalutazione di circa il 20%, la bilancia commerciale si è ripresa (direi anzi decollata) IMMEDIATAMENTE.
Vedi grafico --> http://4.bp.blogspot.com/-NUulfF_Vxgo/Ta9zwAW9hAI/AAAAAAAAAY0/2ca-5ONqWQo/s1600/bilancia2.jpg
Ne approfitto per ricordare, a chi ventila ipotesi di iper-inflazione conseguenti alla svalutazione, che in quella stessa occasione ad una svalutazione del 20% conseguì una DIMINUZIONE dell'inflazione dal 5% al 4%.
PUNTO N°2: bilancia commerciale GIA' IN POSITIVO.
Questa è una considerazione estremamente faziosa, o in alternativa dettata da una scarsa conoscenza delle dinamiche economiche in Italia degli ultimi anni.
La bilancia commerciale italiana è RIENTRATA in positivo solo DI RECENTE (nell'ultimo paio di anni), dopo che l'ingresso nell'Euro l'aveva fatta progressivamente precipitare dai picchi di attivo del 1996 ad una posizione di netta passività. Del resto, basta guardare il grafico di cui ho lasciato il link poco sopra.
Dunque: innanzitutto va chiarito che solamente da un paio d'anni siamo tornati in attivo (mentre dall'introduzione dell'euro fino a metà 2011 eravamo decisamente in passivo), senza far credere che l'attivo nella bilancia sia invece una condizione strutturale della permanenza dell'Euro.
L'ingresso nell'Euro, al contrario, ci ha fatto progressivamente perdere competitività a causa del cambio fisso, da cui un'esplosione delle importazioni ed una corrispettiva contrazione delle esportazioni: deficit commerciale, dunque.
In secondo luogo, va anche specificato COME siamo tornati in attivo, il che è particolarmente interessante perchè illustra in cosa è consistita la politica di Mario Monti (poi proseguita da Letta).
Vediamolo, dunque.
La politica fiscale montiana ha puntato ad aumentare le tasse per produrre una DISTRUZIONE DELLA DOMANDA INTERNA (tradotto: togliere soldi dalle tasche dei cittadini per far sì che comprino meno prodotti), come ammesso dallo stesso Monti in un'intervista alla televisione USA --> https://www.youtube.com/watch?v=LyAcSGuC5zc
A livello di messaggio mediatico - chi ha memoria anche solo discreta ricorderà - era stato annunciato che il rigore fiscale sarebbe servito a diminuire il debito pubblico, il TERRRRIBBBILE debito pubblico che secondo una teoria poi clamorosamente sbugiardata (è un'altra storia, per chi è interessato può dare un'occhiata qui --> http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/lausterita-espansiva-e-i-numeri-sbagliati-di-reinhart-e-rogoff/) non avrebbe dovuto superare il 90% pena enormi freni alla crescita.
Invece sotto Monti il debito/PIL è cresciuto di ben 10 punti percentuali in un solo anno, un INNALZAMENTO da record.
Quindi: o la politica di rigore è clamorosamente fallita in quello che era il suo obiettivo di riduzione del debito pubblico, oppure il motivo reale era UN ALTRO.
Ed infatti l'obiettivo era diverso.
(continua...)
(...segue)
EliminaL'aumento delle tasse e la conseguente distruzione della domanda interna NON hanno inciso a livello di debito pubblico, bensì proprio a livello di bilancia commerciale, operando 2 effetti diversi ma "sinergici":
a) la minore capacità di spesa delle famiglie italiane ha fatto sì che esse comprassero meno prodotti. Dunque, molto semplicemente, sono calate le importazioni, e questo ha inciso su uno dei due piatti della bilancia commerciale, cioè proprio quello che avrebbe dovuto alleggerirsi per riportarci in equilibrio.
b) d'altra parte, un crollo della domanda ha anche inciso sul mercato interno, non solo sulle importazioni. Anche le aziende nazionali hanno risentito del calo della domanda (hanno venduto meno), e le dirette conseguenze sono state disoccupazione, fallimento di imprese e calo dei salari. Se cala la domanda, infatti, o fallisci o devi calare anche i prezzi, e l'unico modo per contrarre i prezzi del tuo prodotto in regime di cambio fisso è licenziare o abbassare i salari dei tuoi dipendenti. In ogni caso, il prezzo dei tuoi prodotti cala, acquisisci competitività anche verso l'estero, e le tue esportazioni aumentano, incidendo dunque sull'altro piatto della bilancia rispetto a quello visto nel punto a).
Con tale processo la bilancia commerciale naturalmente migliora (sulla pelle dei lavoratori) ed il rapporto debito/PIL altrettanto ovviamente PEGGIORA, visto che il PIL inevitabilmente cala, se cala il PIL calano le entrate fiscali (se alzi le aliquote da un lato ma cala l'imponibile dall'altro lato, alla fine al massimo vai in pareggio rispetto alla situazione precedente), e se il denominatore cala ed il numeratore aumenta, alla fine quello che ottieni è esattamente ciò che è successo: 10 punti percentuali IN PIU'.
Ecco come, in sintesi, è stata recuperata la bilancia commerciale: uccidendo la domanda interna. Cioè inducendo, tramite politiche fiscali restrittive, disoccupazione, deindustrializzazione, abbattimento dei salari, erosione dei diritti sul lavoro.
Ecco ciò che ha fatto Mr. "ho un modello economico a mio nome" Monti: ha sbandierato ai quattro venti un obiettivo economico non perseguibile e non perseguito (riduzione debito pubblico) mentre ne otteneva un altro per nulla annunciato (voglio vedere come l'avrebbero presa gli italiani se avesse detto "scusatemi, devo togliervi un sacco di soldi così non potrete più comprare prodotti esteri ed inoltre molti di voi verranno licenziati e così diventeremo tutti felicemente più competitivi"), ma perseguibile e perseguito, ripeto, sulla pelle dei licenziati, dei sottopagati e di coloro che hanno chiuso la loro attività commerciale.
Gran bel risultato aver recuperato la bilancia commerciale in questo modo, eh?
Nel 1992, invece, per tornare in surplus era bastato uscire dal cambio fisso dello SME.
E però, diamo pure retta a chi ha un modello economico a proprio nome, evidentemente basta quello... fallacia ad auctoritatem come se piovesse.
Ecco perchè, dunque, per citare ancora Le Fou, "avere un saldo positivo non serve a molto e non ha tutti quei bellissimi effetti paventati".
Perchè per curare la malattia (deficit bilancia commerciale) è stato UCCISO IL PAZIENTE (disoccupazione, deindustrializzazione), un pò come la chemioterapia con il cancro.
E' normale che una cura del genere non sortisca alcun beneficio sostanziale sull'economia reale del Paese, non ci si può aspettare nulla di diverso.
Ci si dovrebbe invece aspettare, anzi pretendere, che si scelgano cure diverse per curare la stessa malattia.
E siccome la malattia, DATI ALLA MANO, è stata indotta dall'ingresso in un regime di cambio fisso, mi sembra anche abbastanza logico e razionale ritenere che una cura efficace consiste nell'uscire da tale cambio fisso.
Con buona pace dei "modelli economici a proprio nome".
E già che ci siamo, vediamo anche il PUNTO N°3: la Germania "ha fatto le riforme e noi no, la crisi ce la meritiamo".
EliminaLa Germania ha fatto una, immensa, riforma: quella del lavoro, con le riforme Hartz di inizio millennio.
Tale riforma ha fatto sì che una mole massiccia del costo del lavoro si spostasse dalle spalle delle imprese tedesche a quello dello Stato, e cioé: si è finanziata tramite spesa pubblica un'enorme rete di ammortizzatori sociali, che andasse a compensare il calo dei salari prodotto dalla flessibilizzazione indotta dalla stessa riforma Hartz.
Da un lato flessibilizzazione estrema (introduzione dei famigerati mini-jobs), dall'altro ammortizzatori sociali. Da un lato le imprese tedesche hanno potuto offrire al mercato prezzi decisamente più competitivi rispetto alla concorrenza, dall'altro i loro lavoratori sono stati tenuti in piedi da aiuti di Stato.
Tale riforma è stata finanziata con un aumento siderale della spesa pubblica: 20% in più di rapporto debito/PIL (da circa 60% a circa 80%) nell'arco di pochi anni.
La riforma ha generato diversi problemi, di natura sia interna che internazionale. Vediamoli:
a) i salari reali dei lavoratori tedeschi, dall'introduzione della riforma al decennio successivo, sono CALATI in media del 6%, mentre nel resto d'Europa aumentavano. Oltre ai salari, sono peggiorate anche le condizioni lavorative, a meno che non si pensi che costruirsi un salario decente tramite l'accumulazione di mini-jobs (uno solo non basta, visto che è pagato 400-450€) costituisca un miglioramento delle condizioni di lavoro.
Siccome al calo dei salari è comunque corrisposto un enorme surplus commerciale, vi invito a chiedervi nella tasche di chi è finita la differenza. La risposta è piuttosto semplice: se i profitti aumentano ma gli stipendi calano, chi ingrassa sono i capitalisti.
b) è stata finanziata violando il trattato di Maastricht (che imponeva di non superare il tetto del 60% del rapporto debito/PIL), ma soprattutto imponendo invece il rispetto di tale limite agli altri Paesi Europei, che dunque non hanno potuto fare altrettanto.
Cioè la Germania ha effettuato una politica di svalutazione competitiva reale (che non si ottiene solo ed esclusivamente usando lo strumento-moneta) utilizzando la leva della moderazione salariale compensata da un'ingente aumento della spesa pubblica, ed impedendo ai concorrenti di fare altrettanto. La diretta conseguenza, ovvia, è stata l'acquisizione di un vantaggio competitivo sempre crescente.
I vantaggi di tale politica sono andati dritti dritti nella tasche delle grosse imprese e dei grossi capitalisti, mentre le condizioni della loro classe lavoratrice sono persino peggiorate: calo dei salari reali e precarizzazione strutturale.
Affarone! Affrettiamoci ad imitarla, di sicuro ci servirà!
(continua...)
(...segue)
EliminaApprofondendo oltre:
- perchè imitarla ORA, oltre che deleterio per la classe lavoratrice, sarebbe un suicidio in generale?
Perchè partiamo già con un enorme svantaggio competitivo, e per colmarlo dovremmo abbattere gli stipendi a livelli di terzo mondo o quasi (vedi richieste Electrolux in termini di stipendi che devono diventare come quelli polacchi, altrimenti chiudono lo stabilimento), con conseguente ed ulteriore massacro della domanda interna, incremento della disoccupazione e fallimenti a catena, in un circolo vizioso senza fine apparente.
- perchè, se le condizioni di lavoro in Germania sono complessivamente PEGGIORATE, c'è un mucchio di gente (compresi molti italiani) che emigra lì per lavorare?
Perchè gli effetti della riforma Hartz, uniti a quelli della moneta unica, hanno fatto sì che il mercato del lavoro dei concorrenti europei della Germania peggiorasse MOLTO DI PIU' rispetto allo stesso mercato del lavoro tedesco.
Se infatti in Germania i salari sono semplicemente calati, ma in compenso non c'è stato un aumento della disoccupazione, nel resto d'Europa la disoccupazione ha progressivamente raggiunto cifre allucinanti (che tra l'altro non accennano a calare), e la disoccupazione a sua volta ha prodotto un calo dei salari, tant'è vero che ormai si parla apertamente di DEFLAZIONE salariale e dei prezzi.
In altri termini: se a casa mia ho perso il lavoro e in Germania invece lo trovo, vado in Germania comunque, anche se rispetto a 10 anni prima si lavora peggio! Perchè devo pur campare.
Se è vero che IN ASSOLUTO le condizioni di lavoro in Germania sono peggiorate, è però anche vero che IN RELAZIONE agli altri paesi europei sono invece migliorate. Ed ecco spiegato l'immigrazione in Germania nonostante i suoi lavoratori stiano peggio di prima.
Insomma la riforma tedesca non ha nulla, ma proprio NULLA, che sia degno di imitazione: ha incrementato la disuguaglianza sociale (consultare statistiche sul tasso di povertà in Germania per rendersene conto) ed ha fatto divergere (in azione combinata col cambio fisso) le varie economie europee, fomentando conflitti di natura economica, che in modo sempre più marcato stanno sfociando in conflitti di natura sociale. E speriamo che non diventino qualcosa di ancora peggio.
Cioè ha prodotto effetti nefasti sia sul piano interno che esterno.
Naturalmente ora Renzi la sta proponendo qui da noi, in maniera anche abbastanza esplicita, da buon cameriere degli interessi del capitalismo tedesco.
Complimenti Anakyn, la lezione ce l'hai chiara! :-)
EliminaMa mi pare di capire che anche Dufour si stia schiarendo le idee, tra un paio di settimane (il tempo che assimili i concetti base) diverrà un seguace del prof. Bagnai. E lui, che è brutto e cattivo, lo perdonerà per le cose dette perchè la cosa importante, alla fine, è salvare noi stessi e le nostre famiglie dal disatro
Aridaie con Marshall lerner. Ma il fatto che quello che dice (2-3 anni, già porre un anno di diferenza nella previsione denota la precisione, totalmente a caso) sia smentito dalla pratica, non vi fa venire il dubbio di sbagliare? Ma qui, dopo la svalutazione del '92, vedete 2-3 anni di peggioramento, o non so leggere io un grafico? http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/33/Italian_current_account_balance.jpg A, ma nel '92 era diverso. Si vede che la legge di Marshall lerner è scesa sulla terra dopo il 2001.
RispondiEliminaIl modello è confermato dalla pratica, dato che sta succedendo adesso in Giappone.
EliminaMa non da quello che è successo in Italia nel 92. Secondo lei l'Italia di oggi è più simile all' Italia di 20 anni fa o al Giappone di oggi?
EliminaSenti Nicholas, io non so se eri vivo nel '92, ma tu hai visto esplodere l'inflazione? La lira svalutò pesantemente, e l'anno dopo l'inflazione scese. Me lo puoi spiegare? Non usavamo il petrolio? Quando dal '99 al 2000 l'euro passò da $ 1,18 a 0,85$, ti ricordi un inflazione a due cifre o prezzi assurdi? Ma il fatto che quello che sostieni non avvenga nella pratica, non ti fa venire un dubbio?
RispondiEliminaRiporto la risposta sintetica di un altro lettore:
Elimina"Nel 92 l'uscita dallo SME ci costò una manovrina da 92.000 miliardi di lire di allora,una svalutazione di tutto il denaro circolante del 30%,una disoccupazione che salì stabilmente al 11/11.5%,il record di debito pubblico,nonchè il record degli interessi pagati sul DP.
Ah si.la disoccupazione scese nel 99,quando la lira si agganciò all'euro..."
Riporto la nota sintetica in merito all'uscita dallo Sme di Monti, che ha un modello economico a suo nome: "la svalutazione ci ha fatto bene" e "non siamo stati gli unici a saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da seguire". Per la disoccupazione, sicuramente è colpa della svalutazione, infatti è pieno di studi che confermano la correlazione causale fra le due. O forse no? No, direi di no. Il debito pubblico è un problema solo nel caso si debba pagarlo in una valuta estera, ma se è in valuta nazionale con banca centrale pubblica, non vedo come sia possibile non pagarlo, visto che siamo l'italia e non haiti. I 92.000 miliardi furono una manovra precedente all'uscita, e completamente inutile, tant'è che siamo usciti lo stesso. Avete qualche problema con il principio di causa effetto mi pare. Ovviamente a mie domande sulla correlazione fra svalutazione e inflazione mi si risponde parlando di disoccupazione. Chiedo perchè la legge di Marshall lerner (il suo uso improprio invero) non ha funzionato nel caso dell'italia del '92, e mi si risponde che funziona in giappone. Evabbè ragazzi, c'ho provato, tanti saluti. Mi spiace solo se ho usato un termine scurrile nel precedente commento, scusatemi. Vi lascio, grazie comunque, è stato uno scambio comunque interessante.
EliminaI tifosi di Bagnai leggono che nel 1995 il pil era cresciuto del 2% per cui le cose andavano bene. ma se facessero la fatica di guardarsi i dati ufficiali ISTAT scoprirebbero che nel 1993-1994 c'è stata crescita del pil ZERO con un calo dei consumi del 3% e un aumento della disoccupazione del 3,5%, se la disocupazione sale, i consumi scendono e il PIL è stagnante è OVVIO che non ci può essere inflazione.
EliminaDetto questo Bagnai dice letteralmente che l'uscita dall'euro servirebbe per costringere la Banca d Italia a coprire la spesa pubblica in eccesso comperando i titoli di stato emessi, cioè la stessa politica criminale che ha portato l'Argentina di nuovo al disastro.
"I 92.000 miliardi furono una manovra precedente all'uscita, e completamente inutile, tant'è che siamo usciti lo stesso. Avete qualche problema con il principio di causa effetto mi pare."
EliminaGià, così come il prelievo notturno forzoso sui conti correnti: manovre disperate di Governo (Amato) e Banca d'Italia (Ciampi) per arginare la speculazione, del tutto inutili ed anzi deleterie.
Poi successe quel che doveva succedere: si uscì dallo SME, si svalutò, la bilancia commerciale ripartì subito, l'inflazione non ci fu, e persino Monti cantò le lodi della svalutazione.
Invertendo i rapporti causa-effetti è normale che poi i ragionamenti escano sballati.
E' mai possibile che addirittura Monti abbia detto che quella svalutazione salvò il Paese (come in effetti fu) e noi stiamo qui a parlare di disastri annunziati (ma nient'affatto avvenuti) dal 92 al 99?
EliminaMi dispiace, ma comincio a pensare (come il buon Borghi) che stare in questo blog a chiarire sia assolutamente inutile ...
Sono curioso di sapere che studi economici hanno fatto i vari cazzo, ilVolatore, Hell-Fo, Anakyn, Stefano Steed. Sono dei veri esperti di economia o si limitano a fare dei copia e incolla dai blog antieuro o riprendendo quello che dice Alberto Bagnai ? Indubbiamente un economista ma, leggendo il suo curriculum, non certo un luminare e senza nemmeno una caratura internazionale, visto che ha sempre svolto le sue attivitá in Italia, specificatamente come ricercatore presso il Dipartimento di Economia all'universitá di Roma ove si é laureato ed, attualmente, presso la facoltà di Economia dell’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara come professore di seconda fascia.
RispondiEliminaPS
Non esprimo una mia opinione sull'argomento trattato essendo la fisica e anche l'informatica il mio campo di conoscenze
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Elimina"Non esprimo una mia opinione sull'argomento trattato essendo la fisica e anche l'informatica il mio campo di conoscenze"
EliminaSaggia idea, ma forse dovresti anche esimerti dallo sbandierare la tua fallacia ad auctoritatem, cioè in altri termini l'essere culturalmente schiavo della propaganda.
Di solito le cose si capiscono studiandole nel merito. In alternativa, si sceglie di non capirle, e non c'è nulla di male. Io ad esempio in fisica sono abbastanza un asino, e non è che mi vergogni di questo.
Se invece tu scegli la terza strada, e cioè ti accontenti di "indurre" le tue conoscenze per proprietà transitiva, sulla base del prestigio (?) di chi le afferma... beh, auguri.
Io personalmente ho una laurea magistrale in scienze politiche, con nel piano di studi esami di economia politica, politica economica, e economia internazionale, ma non mi sento di certo un luminare per questo. Tuttavia, sulle cause della crisi umilmente concordo con Krugman, Stigliz e il nostrano Zingales. I primi sono nobel, ma visto che qui si dice che è una bufala che siano critici dell'euro, mi soffermo sul nostrano Zingales, professor of Entrepreneurship and Finance presso la University of Chicago Booth School of Business, ed è secondo foreign policy uno dei 100 pensatori più influenti al mondo. Qui la sua opinione sull'eurocrisi: http://tagli.me/comment/9869 Come detto, le ricette per uscire dalla crisi sono molteplici, ma l'analisi delle cause è ben chiara a tutti. Tranne che a voi.
EliminaAnakyn, in tutto quello che hai scritto, compresa la citazione in "latinorum", non hai risposto a quello che chiedevo. Che studi hai fatto di economia ? Quali conoscenze e dove te le sei fatte queste conoscenze ? Se non ne hai e ti sei limitato a leggere qua e la sul web, allora sei al mio stesso livello riguardo l'economia. Le tue opinioni e quanto scrivi in materia vale perciò come quello che posso pensare e potrei scrivere io, cioè ben poco.
EliminaRingrazio Hel-Fo per la sua risposta.
The Foe, da dove ti deriva il masochismo nello sbandierare la tua sudditanza alla fallacia ad auctoritatem?
EliminaQuello che conosco di economia LO DIMOSTRO DA CIO' CHE SCRIVO E DA COME ARGOMENTO, non dal curriculum. E' chiaro?
E se si vuole criticare ciò che esprimo, si controbatte NEL MERITO, non sventolandomi davanti CV, i quali oltretutto il più delle volte sono persino fuori contesto.
Se dopo quanto ho scritto sull'operato di Mario Monti ANCORA non si comprende quanto POCO valga il background in questioni di economia, è meglio lasciarne perdere lo studio del tutto.
Se tu preferisci aggrapparti al CV, accontentati di Piero Angela che ti racconta la storia dell'orso, ma almeno risparmiati queste figure.
AHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAH GRANDE DAVVERO! MEGLIO DI ZELIG
RispondiEliminaRotfl!..
EliminaUn blog dove c'è qualcuno che sostiene che le aziende che esportano sono meno dell'1% (oltre a tutto il resto) è evidentemente un posto per perditempo.
RispondiEliminamah, la % su pil era del 28,4% nel 2011, si vede che quell'1% di aziende sono moooooooooooooooooooolto grandi. Oppure la cifra è sparata a caso.
EliminaMy bad, 5% 200.000 imprese su oltre 4 ml, si tratta cmq di una quantità di imprese irrisoria.
Eliminahttp://www.ilmondo.it/economia/2013-09-12/nel-2013-export-3-2-ma-solo-200-mila-imprese-vendono-all-estero_321336.shtml
@Hell-fo
RispondiEliminaLei critica il modello tedesco a che pro?Perchè ha peggiorato le condizioni della classe lavoratrice?Ora a parte che i mini-job non fanno statistica sulla disoccupazione tedesca,ma forse è meglio avere meno "privilegi" e mantenere la competitività e quindi il lavoro,che comunque è sempre ad un livello che noi ci sogniamo anche nelle nostre migliori aziende.
Uscire ora dall'euro sarebbe un suicidio,e se non fossimo mai entrati secondo Lei come sarebbero le nostre finanze varie,insieme alle bilance commerciali,partite correnti e vari??
Potremmo mai competere con la Croazia o Slovenia,o anche Albania dove non ti tassano per i primi 10 anni se apri un'azienda?
La competitività si guadagna svalutando,o facendo riforme strutturali?
Dico vogliamo paghe "cinesi" e andare avanti a costruire la Salerno/Reggio per altri 50 anni,o ci diamo una mossa?
Da noi i mini-job si chiama lavoro-nero,e non fà statistica..come in Germania...anzi un pò la fà,nel tasso di evasione fiscale europeo..siamo "quasi" primi :)
Io critico il modello tedesco perchè la Germania ha attuato una svalutazione competitiva basata sui salari, finanziandola con la spesa pubblica, cosa che è contraria ai trattati, perchè se io abbasso il costo del lavoro alle aziende, sussidiando i lavoratori della parte di stipendio mancante, di fatto è un aiuto di stato alle imprese, seppur mascherato. Sono contrario alle politiche Tedesche perchè quando la germania ha sforato il parametro deficit/pil, non c'è stata nessuna levata di scudi, mentre sembra che se lo dovesse fare l'italia, cadrebbero meteoriti. Suppongo perchè c'è il debito pubblico. Ecco, magari se la Germania calcolasse nel suo debito pubblico anche quello della sua cassa depositi e prestiti (kfw) magari si scoprirebbe che il suo debito pubblico non è molto distante dal nostro. Può bastare?
EliminaLe riforme strutturali vanno fatte con economia in crescita, perchè, cosa che sfugge ai più, sono costose ed i suoi benefici si vedono sul lungo periodo. La svalutazione serve a calmierare velocemente gli effetti negativi da shock esterni. Quindi non c'è nulla di male in una svalutazione difensiva, come quella attuata dall'inghilterra post crisi.
Adesso veramente vi saluto, quello che dovevo dire l'ho detto.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
Elimina"La competitività si guadagna svalutando,o facendo riforme strutturali?"
EliminaIn mille modi si può guadagnare competitività.
Così ci sono mille modi di "svalutare".
C'è la svalutazione della moneta, certo; poi però c'è anche la svalutazione del lavoro, bussare alla riforma di Hatrz per chiedere informazioni.
Entrambe le svalutazioni, se praticate aggressivamente, sono FORME SLEALI DI CONCORRENZA.
La differenza che è che la svalutazione del lavoro, cioè la moderazione salariale, incide sulla pelle dei lavoratori, cioè è una forma di lotta di classe.
Inoltre, può essere attuata unilateralmente, come la riforma Hartz dimostra.
Rivalutazione e svalutazione della moneta rientrano invece in una logica globale del mercato valutario, e sono direttamente riconducibili all'andamento della bilancia commerciale dei diversi Paesi. L'andamento della propria valuta risponde direttamente all'andamento del proprio commercio internazionale, ed è dunque una variabile legata allo stato dell'economia reale.
Una moneta si svaluta NON perchè quella mattina il direttore della Banca Centrale decide che ha voglia di abbassarne il prezzo a tavolino per favorire la propria economia... non funziona così. La moneta si svaluta se i prodotti nazionali sono poco venduti, perchè significa che conseguentemente la moneta nazionale è poco richiesta (per comprare i prodotti dello Stato X, bisogna prima "comprare" la moneta dello Stato X nel mercato delle valute) e dunque il suo valore scende per la legge della domanda e dell'offerta.
Lo strumento del cambio variabile è abbastanza intelligente per compensare e reagire ai deficit commerciali.
In questi termini ha ben poco senso parlare di svalutazione "competitiva" della moneta.
Ripeto: la moneta cambia valore in relazione all'andamento della bilancia commerciale del suo Paese, ed è molto più facile per una Banca Centrale intervenire al fine di NON SVALUTARE la propria moneta (ad esempio comprando la propria stessa valuta utilizzando riserve di valuta estera) per mantenere il cambio (come fece Ciampi prima della svalutazione del '92, quando prosciugò la nostra riserva di valuta estera per l'inutile tentativo di mantenere la Lira nella banda dello SME) piuttosto che intervenire per SVALUTARLA.
Nell'ultimo decennio, se parliamo di svalutazioni e rimaniamo nei confini dell'UE, possiamo vedere che quelle della moneta sono state di natura difensiva (ad esempio la Gran Bretagna, che subito dopo la crisi Lehman svalutò pesantemente la sterlina per assorbire l'impatto della crisi stessa sul proprio mercato finanziario), mentre quelle del lavoro sono state invece di natura aggressiva (vedi sempre riforma Hartz in Germania).
Dunque, tornando a bomba: la competitività si guadagna in tanti modi, il più importante dei quali a mio avviso è costituito dalla ricerca tecnologica e dalla rete infrastrutturale. Le quali si finanziano tramite investimenti interni, cioè spesa pubblica. Che attualmente NON si può fare (guarda caso) causa paletti europei demenziali del 3% deficit/PIL e fiscal compact, cioè vincoli che non solo ci impediscono di fare spesa pubblica a deficit nel momento in cui sarebbe più necessario farla (cioè in recessione), ma anzi ci costringono nei prossimi anni a tagliare spesa al ritmo di una cinquantina di MILIARDI l'anno.
E di certo un modo sano, sostenibile e collaborativo di guadagnare competitività NON è costituito dall'operare sui salari, abbassando i quali si ottiene solamente l'effetto di deprimere l'economia.
E ancora più importante è non PERDERE competitività a causa della supina accettazione di politiche di concorrenza sleale promosse dai propri concorrenti commerciali.
@Aldebaran , i dati sull' occupazione tedesca nella banca dati sono in FTE (fulltime equivalent), cioè conto 2 part time con 1 full time... sicuro sicuro che i minijob non vengano contati?
EliminaMA TOLTO QUESTO: il modello tedesco è un modello che è servito ad aumentare i profitti degli imprenditori tedeschi, non per fare qualcosa per mantenere il posto di lavoro ai tedeschi, se la politica economica tedesca fosse orientata sul mercato interno i lavoratori vedrebbero crescere il salario, se devi puntare però a fare un surplus commerciale devi cercare di tenere bassi i costi di produzione, fra cui il salario, in questo modo i tuoi beni sono più competitivi e il tuo mercato interno rallenta e tu importi meno: surplus.
Ma perché voglio fare un surplus commerciale costante, perché fare una politica così export led invece di lasciar crescere i salari SEMPLICEMENTE IN LINEA CON LA PRODUTTIVITÀ?
Perché se la produttività aumenta e tieni bassi i salari aumentano i profitti... per l'imprenditore che impiega lavoratori meno pagati.
Le consiglio di leggere "BDSM: il meraviglioso mondo di" su goofinomics... ma lo faccia quando ha veramente un bel po' di tempo, perché è un post molto tecnico e fa un giro molto alla larga, passando per diversi "meravigliosi mondi", però se arriva in fondo capisce a cosas sono servite le riforme Hartz. È lungo, ma è spiegato molto bene.
*nella banca dati dell' OCSE, pardon
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaL'impiego marginale,o mini-job qualsivoglia chiamare in Germania NON'è considerato salario,non fà reddito,tant'e vero che chi ne usufruisce continua a godere in pieno dei sussidi,il minijobber è a tutti gli effetti un disoccupato.
RispondiElimina"No. 26 Income Tax Act chiamati guadagni esentasse non sono considerati i salari."
http://de.wikipedia.org/wiki/Geringf%C3%BCgige_Besch%C3%A4ftigung#cite_note-33
Considerate che circa 2.5 milioni di lavoratori MJ hanno un normale lavoro,ed usano questo espediente per arrotondare lo stipendio in modo del tutto lecito,infatti i due stipendi si sommano.
Il restante 5 milioni di lavoratori MJ fanno lavori di basso livello,adesso se mi dite che la competitività tedesca è aumentata perchè i loro disoccupati si occupano di servire ai bar,o a pulire i pavimenti o a fare la raccolta dell'uva quando è stagione,mi pare un pò strana la cosa...quanti mini-jobber ha la WW??
Cos'hanno ingegneri assunti 15 ore alla settimana?
Competitività sleale perchè i MJ abbassano i salari??Ma dove??
"Le consiglio di leggere "BDSM: il meraviglioso mondo di" su goofinomics".....
preferisco vivere.
""Le consiglio di leggere "BDSM: il meraviglioso mondo di" su goofinomics".....
Eliminapreferisco vivere."
Diciamo che preferisce rimanere nell'ignoranza, continuando a fare esempi sulla Germania considerando la WW.
Esatto,preferisco restare nell'ignoranza,sopratutto se parliamo di Bagnai con le sue formule e le sue offese gratuite,come se l'economia fosse una scienza esatta.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
Elimina"Formule", "offese gratuite" e "economie come scienza esatta"
EliminaPerdonami ma sembri avere grossa confusione, e dubito tu sia mai andato oltre le prime 2-3 righe di un qualsiasi articolo tecnico di Bagnai.
Concordo sulle "offese gratuite": Bagnai è spesso urticante, ogni tanto senza apparente motivo.
Il resto però fa acqua da tutte le parti.
Innanzitutto: perchè mai argomentare anche per mezzo di "formule" (+ grafici e dati, aggiungerei) andrebbe annoverato fra i difetti?
Ma il punto successivo è il più interessante: considerare l'economia come "scienza esatta".
A trattare l'economia come fosse "scienza esatta" è esattamente il padrone di casa Mr. LeFou, e nei recenti articoli appare particolarmente chiara la differenza d'approccio rispetto ad un economista come Bagnai.
Il quale sa bene che l'economia è materia elastica, soggetta ad errori e rivisitazioni, per motivi anche abbastanza ovvi, il primo dei quali è che tratta di essere umani (abbastanza imprevedibili per definizione) e soprattutto del bilanciamento dei loro interessi, il che è una materia talmente fluida e complessa da non poter quasi per definizione divenire "esatta" nè tantomeno oggettiva.
Dove uno studioso/professionista di chiara provenienza ingegneristica come LeFou interpreta l'economia con la lente d'ingrandimento del determinismo (se è vero A, allora succede B), un economista (se non altro un economista intellettualmente onesto) sa perfettamente che nella sua disciplina quasi mai è possibile collegare 2 fenomeni in modo costante nel tempo e nello spazio.
L'esempio, come anticipavo, è sotto i nostri occhi.
LeFou prende la condizione di Marshall-Lerner come un fenomeno valido sempre allo stesso modo ed in qualunque circostanza: se si svaluta, la ripresa della bilancia commerciale non potrà comunque avvenire prima di almeno un anno.
Cito un intervento di LeFou:
"Inoltre come dicono i modelli economici fondamentali, incluso quello stracitato nell'articolo, l'aumento di competitività avviene a LUNGO TERMINE (dopo almeno un anno e spesso dopo 2-3 anni) perché la svalutazione non porta immediatamente un miglioramento del saldo delle partite attive. Le cito l'esempio attuale del Giappone: ha svalutato lo Yen facendolo passare nei confronti dell'euro da un minimo di 100 ad un valore attuale di 140, ma il saldo tra export ed import è PEGGIORATO, esattamente come prevede il principio di "Marshall-Lerner"."
Qui LeFou, oltre a non considerare l'elasticità della condizione M-L (cioè a non prevedere che la bilancia commerciale riparta SUBITO, e non debba necessariamente attendere un anno), commette una seconda fallacia, e cioè per consolidare la sua tesi prende in esame come caso pratico SOLO quello del Giappone, cioè guarda caso quello che gli da ragione, mentre NON ne considera altri.
Entrambe le fallacie risultano evidenti nel momento in cui si prende invece in esame proprio il caso a noi più vicino, la svalutazione dell'Italia nel '92: lì la svalutazione fece ripartire la bilancia commerciale quasi immediatamente, riportandola da un pesante deficit ad un sostanziale surplus nel giro di pochi mesi.
Quindi la Marshall-Lerner è il tipico esempio nel quale un economista sa di doverla prendere con la dovuta elasticità, mentre una persona proveniente da ALTRE discipline scientifiche tende a prenderla alla lettera.
@Aldebaran, le statistiche sull'occupazione possono anche escludere i minijobber... in totale sono circa sette milioni, ma dovremmo sapere quanti di loro sono solo minijobber e quanti hanno un lavoro, perché sette milioni di lavoratori che "non lavorano" vanno oltre la percentuale di disoccupazione tedesca.
EliminaIn ogni caso il punto non sono le statistiche sull' occupazione, credevo che scrivere "MA TOLTO QUESTO" fosse sufficiente a chiarire che il punto è a cosa servono i minijob e tutto l'impianto delle riforme Hartz.
Come cercavo di dirle, la Germania ha visto aumentare la produttività in alcuni settori, non in tutti, ma i salari non sono cresciuti quasi da nessuna parte, in alcuni casi sono scesi nonostante la produttività restasse invariata o crescesse debolmente e nei rari casi in cui sono saliti hanno visto un aumento RIDICOLO in confronto all' aumento di produttività. Questo significa che chi impiega lavoratori in Germania ha visto aumentare i suoi profitti pagando meno (o sempre uguale ma con inflazione bassa e costante, che è uguale) i propri operai/impiegati.
Ora però viene il bello: dice che i minihjobber non vengono contati?????
PEGGIO CHE MAI ALLORA! Perché se va a guardarsi i salari tedeschi vedrà che dal 2000 ad oggi in media sono scesi di circa il 6%, con una lieve risalita nell' ultimo anno. Beh, se questo dato teneva conto di chi è impiegato per 400€ al mese ma ha numerosi sussidi e benefit la cosa era di una certa gravità; MA SE I MINIJOBBER SONO ESCLUSI VUOL DIRE CHE I LAVORATORI REGOLARI HANNO PERSO IL 6% PIENO, a cui vanno aggiunti quei 7 milioni circa di "non-lavoratori" che prendono 400€ al mese esentasse, a volte (raramente) anche per dei lavori fulltime, se ci vogliamo fare un'idea di cosa spinge la competitività tedesca!
Questo lo capisce?
Le riforme Hartz sono servite ad aumentare i profitti dei capitalisti, la WW non credo abbia minijobber (nell' industria i salari sono cresciuti un pochino), sull' indotto della WW però non ci giurerei. La Siemens ha fatto impiego di minijobber; Amazon tedesca ha uasi fatto uso di schiavi, se ricorda un articolo shock di qualche tempo fa. Fortunatamente gli aneddoti non servono, ci sono i dati, se non sa consultare le banche dati dell'OCSE o dell'AMECO sasppia che il post BDSM riporta le tabelle con le variazioni del salario reale tedesco in base al settore d'impiego.
Comunque a una cosa ci arriva facilmente anche lei: se io ho un full time che mi lavora 8 ore e gli dico "passa a part time per 4 ore e mini job per le altre 4" sarò più competitivo, metà dello stipendio mi costa 400 esentasse.
Se poi si va a cercare il rapporto sulla distribuzione della ricchezza (quello che il governo tedesco aveva chiesto alla stampa di "ammorbidire") vedrà che i tedeschi sono in media diventati più poveri di prima, ma l'occupazione è sempre alta (minijob compresi o meno), come la produttività: se la gente lavora produttivamente ma si impoverisce vuol dire che i profitti del lavoro non gli finiscono in tasca. Se i lavoratori si impoveriscono consumano meno = meno import; se il costo del lavoro scende perché pago meno i lavoratori = più export:
+ export - import = surplus.
Con i cambi flessibili questa cosa non durerebbe, perché chi è in surplus rivaluta e i prezzi si riequilibrano; con l'€ i prezzi li riequilibriamo noi, con la flessibilità, la disoccupazione e il taglio dei salari.
Ultima cosa: WW ≠ Germania, come Fiat ≠ Italia...(anzi, mo non c'entra più nulla, ma vabbè)
Mi scusi Sig. Anakyn,ma l'argomento non'è Le Fou,per quanto riguarda il '92 ho già detto qualcosa in merito,che non era una mia opinione,era solo la constatazione dei fatti.
RispondiEliminaRiguardo Marshall-Lerner una bilancia commerciale positiva non'è sinonimo di piena occupazione o benessere del paese,riguardo la Germania che "trucca" i conti con i mini-job mi pare una ....bhè lo disse Fantozzi a proposito della corazzata Potemkin.
Secondo la mia umilissima opinione,noi abbiamo bisogno di riforme strutturale,non di uscire dall'euro...la moneta unica è forse l'unica cosa che ci permette di non fallire.
Lasciando perdere i post kilometrici che si perdono nel nulla ho espresso il mio pensiero in modo semplice :)
Che ti devo dire... accontentati pure di ciò che sai, o meglio di ciò che sei convinto di sapere.
EliminaE se un commento è troppo lungo, mi raccomando: NON LEGGERLO.
Specialmente se rischia di contraddire qualcuna delle tue convinzioni, o, peggio ancora, di indurti ad approfondire la materia.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaP.S.
EliminaNon so se la Germania abbia "truccato i conti" coi minijobs; di sicuro ciò che ha fatto è stato finanziare un'enorme svalutazione salariale competitiva con spesa pubblica ad inizio millennio.
Mentre imponeva ai partner europei (che sotto un'ottica mercantilista sono dei "concorrenti") di non fare altrettanto.
I minijobs sono solo una delle tante storture prodotte dalla riforma Hartz, quella che più di altre aiuta a comprendere come tale riforma strutturale (che immagino molto simile a quella che tu introdurresti in Italia) sia stata deleteria non solo per gli equilibri dell'Eurozona, ma anche per la stessa classe lavoratrice tedesca.
Il fatto che molti lavoratori non vedano l'ora di introdurre riforme simili in Italia induce ad investigare nuove frontiere del masochismo.
Ah, dimenticavo... c'è un altro aspetto su cui la Germania di sicuro "trucca i conti": il DEBITO PUBBLICO.
Infatti buona parte del debito pubblico tedesco (si parla di decine di punti percentuali di PIL) non figura "ufficialmente" perchè viene "nascosto" all'interno della KfW, cioè una BANCA PUBBLICA che opera parallelamente alla Bundesbank nel finanziare spesa pubblica ed erogare credito alle aziende.
Non solo tale banca, per le attuali regole della BCE, può ottenere credito agevolato dalla BCE stessa, ma tutte le operazioni da essa operate sul mercato interno NON figurano nel conteggio del debito pubblico, che dunque risulta essere artificiosamente di gran lunga inferiore rispetto alle cifre reali.
Qualche link al riguardo, sperando che non risultino "troppo chilometrici":
- link 1 --> http://salvatoretamburro.blogspot.it/2012/11/la-kfw-la-banca-nazionale-segreta-ma.html
- link 2 --> http://rossellafidanza.altervista.org/2013/11/18/ecco-come-la-germania-bara-sul-debito-pubblico-e-come-guadagna-sulla-nostra-pelle/
Naturalmente è perfettamente legittimo bollare tutto questo come "complottismo" e ripudiarlo a priori senza degnarsi di fare delle verifiche.
Mi scusi Sig. Anakyn,non mi fraintenda,la mia non era una critica nei confronti dei suoi post,o di chi ha scritto prima di lei.
RispondiEliminaVorrei aggiungere anche che in Giappone si ha una disoccupazione ritornata a livelli pre-crisi
http://www.tradingeconomics.com/japan/unemployment-rate
.......la bilancia commerciale stà affondando
http://www.tradingeconomics.com/japan/balance-of-trade
Senza contare il debito pubblico
http://www.tradingeconomics.com/japan/government-debt-to-gdp
Prendiamo anche la sterlina,anch'essa svalutata nel 2008...
Bilancia commerciale perennemente negativa..o quasi..
http://www.tradingeconomics.com/united-kingdom/balance-of-trade
Disoccupazione diminuita di 1 punto percentuale in 4 anni
http://www.tradingeconomics.com/united-kingdom/unemployment-rate
Rapporto debito/PIL
http://www.tradingeconomics.com/united-kingdom/government-debt-to-gdp
No...era solo per far notare che al di là delle formuline e formulette e perculate di Bagnai,forse ciò che predica ha un qualcosa che sfugge ai piu dei suoi seguaci.
Aldebaran, perdonami: tutto ciò che stai dimostrando è di applicare alla disciplina economica esattamente quell'approccio che contesti a Bagnai, che per inciso è anche l'approccio che applica il padrone di casa LeFou.
RispondiEliminaCioè consideri l'economia come una materia a cui applicare logiche deterministiche, del tipo che "se la situazione X ha un significato Y nel contesto Z, allora la stessa situazione X avrà lo stesso significato Y ANCHE NEL CONTESTO H".
L'economia non funziona così, e sarebbe ora che i vari ingegneri presenti su questo pianeta lo capissero una buona volta, prima di fare altri danni ed alimentare altre fesserie.
Nello specifico.
Il fatto che Giappone e UK abbiano una bilancia commerciale negativa nonostante la svalutazione, non ci dice nulla IN SE' nè sul PERCHE' abbiano svalutato, nè sul COME la svalutazione abbia avuto effetto sulle loro economia. E non ci dice nulla nemmeno sul perchè e sul come della loro bilancia commerciale.
NON SI SVALUTA SEMPRE PER LO STESSO MOTIVO.
Il significato e gli effetti di una svalutazione (o di una rivalutazione) vanno rapportati al contesto dell'economia in cui si applicano.
L'Inghilterra svalutò nel 2008 a seguito della crisi Lehmann per potersi proteggere dall'ondata speculativa che avrebbe investito il loro mercato: essendo che l'attività economica principale dell'UK è proprio quella finanziaria, cioè il settore colpito dalla crisi, era assai prevedibile che il loro mercato sarebbe stato il primo in Europa ad essere investito dalla crisi scaturita in USA, per cui hanno preferito (giustamente) svalutare la moneta piuttosto che far fallire il loro mercato.
In questo caso la svalutazione non è affatto servita a rilanciare l'export, semplicemente perchè:
- non avevano bisogno di quello
- operare sul valore della moneta ha molteplici aspetti oltre a quello di incidere sulla bilancia commerciale
Il caso giapponese lo conosco molto poco perchè personalmente ho sempre preferito limitarmi all'analisi dell'Eurozona, per cui qui non posso esprimermi su cause ed effetti della scelta di svalutare lo yen.
Posso però dire che, nonostante un debito pubblico di livello DOPPIO rispetto al nostro, il Giappone non risulta nè essere in crisi economica, nè essere oggetto di attacchi speculativi, nè ancora avere problemi a reperire risorse per finanziarsi.
E guarda caso è dotato di sovranità monetaria, con la quale, tra le altre cose:
- finanzia la propria ricerca, i cui risultati sono evidenti dal livello tecnologico di cui gode
- ha lanciato da circa un anno una politica di forte espansione monetaria (la cosiddetta Abenomics) con la quale sta uscendo dalla palude della deflazione. La stessa palude nella quale sta entrando l'Europa dell'austerità, per inciso.
Quindi direi che l'argomento "Giappone", se volessi criticare le posizione euroscettiche, non lo toccherei, quantomeno per scongiurare il rischio di clamorosi autogol.
Inoltre, sempre per il discorso secondo il quale una stessa variabile economica NON POSSA essere valutata allo stesso modo IN CONTESTI DIVERSI, e rimanendo alla bilancia commerciale:
RispondiElimina- l'ITALIA è un Paese TRASFORMATORE storicamente votato all'export (com'è d'obbligo per un Paese povero di materie prime come il nostro: deve fare EXPORT a monte, per potersi finanziare a valle le materie prime con l'IMPORT), quindi nel contesto italiano la bilancia commerciale è una variabile particolarmente importante ed indicativa del suo benessere economico
- un Paese come gli USA, al contrario, sono storicamente IN NETTO PASSIVO nella bilancia commerciale, perchè oltre a disporre di tutte le materie prime che vogliono, svolgono una funzione di "locomotiva" dell'economia mondiale e, come tale, si pongono il compito di finanziare tramite la propria domanda (cioè con i loro soldi) l'offerta (cioè i prodotti, le vendite) delle economie di cui vogliono essere traino. Nonostante il perenne DEFICIT della bilancia commerciale, ti risulta che gli Stati Uniti NON siano considerati una potenza economica?
- la Germania, contrariamente sia agli USA, tendono storicamente al SURPLUS commerciale perchè il loro obiettivo è di finanziare la propria offerta con la domanda dei Paesi partner, secondo una logica economica di tipo mercantilistico antitetica rispetto alla funzione di "traino".
Sia Germania e USA sono considerati, ad oggi, potenze economiche.
Gli USA sono in netto DEFICIT commerciale, la Germania in netto SURPLUS.
Tutto questo può bastare per osservare ed interpretare l'economia con occhiali diversi da quelli dell'ingegneria?
P.S.
Anche sui dati specifici che hai postato, al di là del fatto che li interpreti in modo rigido ed inappropriato, avrei qualche dubbio: ad esempio il tasso di disoccupazione in Giappone risulta in discesa da oltre 4 anni, non in salita, il che fra l'altro è coerente con la politica economica (l'Abenomics citata in precedenza) messa in atto.
#ad esempio il tasso di disoccupazione in Giappone risulta in discesa da oltre 4 anni, non in salita#
RispondiEliminaSi lo sò...infatti ho scritto che la disoccupazione in Giappone è tornata a livelli pre-crisi :)
Le risponderò appena possibile,stasera ho molto da fare,buonaserata a tutti.
Comunque se anche mi dai del "tu" non si offende nessuno credo...
Elimina